​«Gli strapperei le braccia»: Dessì e la cura al malaffare

«Gli strapperei le braccia»: Dessì e la cura al malaffare
di Simone Canettieri
1 Minuto di Lettura
Giovedì 21 Marzo 2019, 00:16
Emanuele Dessì, anzi il senatore Emanuele Dessì, detto «Lele» per gli amici stretti, è un uomo dai modi spicci, come quelli che crescono per strada. Senza fronzoli. Viene dal mondo delle palestre e della boxe. Tanto che finì anche in mezzo alle polemiche per un video mentre ballava con Domenico Spada, detto Vulcano, ex campione di pugilato. Ieri «Lele» a Palazzo Madama era sconvolto. Si toccava, nervoso, il pizzetto. L’arresto di Marcello De Vito, attivista ortodosso del giro di Roberta Lombardi proprio come lui, gli ha mandato di traverso la giornata. Altro che voto per salvare Matteo Salvini dal processo per il caso Diciotti. Altro che crisi del Movimento. E così in un divanetto del Senato, Dessì si è sfogato. Senza rinnegare nulla. E ci ha raccontato: «Marcello era un mio amico, anzi è un amico, e questa storia è davvero pazzesca, se non incredibile mi ha deluso, uno schifo, una vergogna». Fin qui, ci mancherebbe, ci sta. «Se domani lo incontrassi». E cosa succederebbe? «Niente gli strapperei le braccia e gliele legherei intorno al collo». Rapido ed efficace: destro, sinistro. Quale miglior antidoto alla corruzione per il Movimento M5S se non quello della «cura Lele»?
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA