Nel derby tra sampietrino e asfalto non si sa davvero per chi tifare. La pioggia più asfalto produce questa pena quotidiana. Sprofondi nella buca e non sai quando finisce, perché l’acqua sporca impedisce do vedere il fondo. Sprofondo in un pozzo? Mi fermo tra trenta centimetri? Vado giù per un metro e le forcelle del motorino già mi stanno entrando nelle costole?
Pioggia più asfalto crea questa situazione nel pedone. Non più il classico schizzo d’acqua sul vestito buono, perché un automobilista è sfrecciato tra i flutti mentre tu stai sul marciapiede e rischi di finire affogato dalla bomba acquatica prodotta dalle ruote del maleducato in gippone (o in macchinetta). Insieme alle raffiche di pioggia ti arrivano addosso i frammenti di pietra divelta dal manto stradale inzuppato, vieni raggiunto da schizzi con dentro pezzi duri, da fango e sassi, da brecciolino e residui di grandine e che male, e che noia, e che rabbia!
Meglio la levigata delicatezza delle strade con sampietrini? Levigata? Delicatezza? Stare in sella sul sampietrino bagnato è più difficile che guidare un cavallo imbizzarrito e pieno di cocaina e di altri eccitanti.
Frenare lungo via Nazionale o a Piazza Venezia si trasforma in un incubo e devi soltanto scegliere: inchiodo subito e vado lungo subito o inchiodo piano piano e mi sfracello piano piano? La verità è che, quando piove, o per Roma giri a bordo di un drone oppure stattene a casa.
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