Il Museo romano diventerà sede ufficiale dei Musei Nazionali Etruschi. Nuova dicitura per una nuova istituzione che sar, spiegano dal ministero, «di rilevante interesse nazionale, di livello dirigenziale di seconda fascia». Raccoglierà sotto la propria egida una serie di illustri e storici musei e siti archeologici del Lazio e della Toscana. Non altro che la principale mappa territoriale dell’Etruria (anche se i confini dell’Etruria sono molto più vasti, non fosse altro per la sola Umbria). Dettaglio particolare: «Sarà un’istituzione dotata di autonomia speciale - spiegano dal Collegio Romano - e il suo nuovo direttore sarà nominato con bando internazionale». Come a dire che Villa Giulia perde ora autonomia ma nelle more del nuovo decreto attuativo della riforma si «converte» in una struttura dotata di autonomia. Quello che è sicuro è che gestirà 12 realtà culturali, tra le province di Siena, Viterbo e Roma.
Dal Museo Nazionale di Chiusi al parco archeologico di Vulci, al Museo dell’Agro Falisco di Civita Castellana, passando per Tarquinia e Cerveteri, coinvolgendo necropoli e tombe. Tempi? Gli occhi sono puntati sull’iter del bando pubblico che potrebbe avere esito finale con la nomina per gennaio 2020. Ma la data è solo indicativa. Nel frattempo, Villa Giulia «transiterà» nella Soprintendenza speciale di Roma. Lo spettro della crisi di governo non sembra rallentare la riforma di Bonisoli. Anzi, accelera. «Tutto procede spedito come da decreto approvato», dicono. «L’idea che ho proposto è di porre il museo alla guida di una rete museale sovraregionale a tematica etrusca. Il mio timore è che tale rete possa non essere facile da gestire coinvolgendo una realtà molto ampia. Ritengo che tale sfida possa diventare uno degli aspetti più originali della riorganizzazione targata Bonisoli - dichiara VAlentino Nizzo - poiché la forza può essere data dalla rete e dalla capacità di coinvolgere le realtà territoriali che la esprimono, superando la tradizionale ottica regionale per recuperare quell’identità etrusca che è radicata nelle regioni che ne sono le naturali eredi: Lazio, Umbria e Toscana».
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