Roma, la sfida degli ultimi progetti: meno rifiuti e niente miasmi

La cava di Pian dell’Olmo dove potrebbe sorgere l’impianto
di Mauro Evangelisti
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Domenica 4 Agosto 2019, 11:25
Venti camion al giorno, circa 300 tonnellate di rifiuti. E non ci sarà la Fos, la frazione organica, che - se il piano della Regione sarà rispettato - finirà nel nuovo centro di lavorazione dei rifiuti a Colleferro. Nella discarica di Pian dell’Olmo - se mai verrà realizzata e autorizzata - andranno solo gli scarti dei tmb e degli impianti del riciclo (ciò che non si può usare della differenziata). Non vi saranno gabbiani, non vi sarà cattivo odore, è la tesi di chi ha presentato il progetto (gruppo Maio, colosso abruzzese del settore).
 
Al di là dell’ovvio tentativo di rassicurare la popolazione del XV municipio e di Riano da parte di chi ha presentato il progetto, alcuni punti fermi però ci sono e sono inoppugnabili. Che si realizzi a Pian dell’Olmo, che si punti su Monte Carnevale, o che si vada verso un’altra area, affermare «si sta realizzando una nuova Malagrotta» è oggettivamente sbagliato. A Malagrotta per decenni si sono interrati rifiuti “tal quali”, così come venivano raccolti, tanto che intervenne l’Unione europea. Questo non si può più fare. Ma la differenza rispetto a Malagrotta è anche nelle quantità: nel futuro impianto (se mai verrà realizzato) andrà meno del 10% di quanto veniva conferito ogni giorno a nella discarica più grande d’Europa. Quando la differenziata era ancora al palo, riceveva fino a 5.000 tonnellate al giorno di spazzatura non lavorata, 1,8 milioni di tonnellate all’anno. Tutto questo a Roma non serve più, perché la differenziata oscilla tra il 45 e il 46 per cento. Il piano regionale dei rifiuti descrive quattro scenari per prevedere quante tonnellate finiranno in discarica a seconda della crescita della differenziata. Ne utilizziamo uno intermedio, che ipotizza il 70 per cento nel 2025. Nel 2020 in totale andranno in discarica 102.000 tonnellate, nel 2022 90mila, nel 2025 75mila. Si tratta, più o meno, di 200-300 tonnellate al giorno, nulla di paragonabile con quanto avveniva a Malagrotta. Quando (e se) sarà realizzato a Colleferro l’impianto di trattamento dei rifiuti di ultima generazione progettato da Lazio Ambiente, la Fos (frazione organica stabilizzata) non andrà più in discarica e quel quantitativo diminuirà. C’è poi una grande ipocrisia quando si dice «Roma non vuole la discarica»: l’Ama già oggi porta rifiuti in discarica. In gran parte in quella di Colleferro, che chiuderà il 31 dicembre. Le altre esistenti nel Lazio sono a Viterbo, Roccasecca (Frosinone) e Crepacuore vicino a Civitavecchia. Non solo: i rifiuti romani (dati 2017) sono finiti anche nelle discariche di Taranto, Grottaglie (Taranto), Atri (Teramo), Ravenna, Tavullia (Pesaro-Urbino) e Sogliano al Rubicone (Forlì-Cesena). Insomma, il no a qualsiasi discarica suona bene, è molto flower power, ma non è applicato nella pratica quotidiana. Restano, per avere il quadro completo, le critiche di chi sostiene che sarebbe più corretto prevedere un “ambito” che corrisponda a tutto il territorio della Città metropolitana, non solo ai confini di Roma Capitale.
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