Pronto soccorsi pieni con 700 malati in attesa di un posto letto: rientrato l'allarme della terza violentissima ondata Covid, negli ospedali romani si è già accesa un'altra spia rossa. Sono i no Covid, i pazienti cronici. I malati che nell'ultimo anno si sono curati poco e male. Ma ora che la pressione nelle strutture è scesa, e i dati della pandemia sono in picchiata, sono tornati «in condizioni critiche perché hanno trascurato cure e sintomi» dice Giulio Maria Ricciuto, presidente Simeu Lazio e direttore del DEA dell'ASL Roma 3. A rallentare il percorso di assistenza in questi ultimi giorni però è anche la rete ospedaliera. L'ordine di convertire i letti Covid per le degenze ordinarie è stato già inoltrato. Ma non tutti gli ospedali sono organizzati.
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L'ALLARME
L'indice di occupazione dei contagiati ricoverati è sceso infatti sotto il 50%.
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Con il sistema delle aperture a soffietto che consente di aprire, in questo caso chiudere, i posti Covid da destinare ai ricoveri ordinari. Ma per applicare le diverse misure, c'è bisogno di tempo: «Siamo in una fase di passaggio - sottolinea Ricciuto- assistere i malati è molto complesso». Così il numero delle persone in attesa di visita è cresciuto nell'ultima settimana. Toccando il picco di 700 malati in attesa di un posto letto. Tutti negativi al Covid ma con patologie pregresse. Un numero che va spalmato su tutte le strutture ma che accende comunque una spia rossa. A questi numeri, si somma poi la lista d'attesa di operazioni saltate, interventi chirurgici, finite in coda alle priorità e ora da smaltire.
LA GIORNATA
Intanto prosegue la discesa sui nuovi contagiati. Secondo l'ultimo bollettino regionale ieri su oltre 26.000 test eseguiti, si sono registrati nel Lazio 318 nuovi casi positivi (+10) mentre nella Capitale sono stati 159. Con il rapporto tra positivi e tamponi, sceso al 1,2%. Sono stati invece 18 i decessi (+2) e i guariti 1.733. In calo infine anche il dato di incidenza: vicino ai 50 casi ogni 100mila abitanti.