«Non puoi vestirti da solo», mamma tentò di strangolare il figlio di 9 anni: a processo

«Non puoi vestirti da solo», mamma violenta tenta di strangolare il figlio di 9 anni e lo morde sul visino
di Marco Carta
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Martedì 12 Marzo 2019, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 09:52

Dal divieto di frequentare gli amichetti, fuori dall'orario scolastico, fino alla necessità di osservare ogni singolo movimento. Anche nel corso dei giochi pomeridiani in cameretta. Credeva di essere una mamma apprensiva, che si prendeva cura al meglio del proprio figlio, tenendolo al riparo dai pericoli. Ma aveva trasformato l'istinto materno in una sorta di ossessione. Tanto da arrivare a mordere sulla guancia il piccolo, di soli nove anni, che aveva disobbedito a un suo ordine categorico: «Non ti puoi cambiare da solo. Ti devo cambiare io».

È così che una 50enne, originaria della provincia di Napoli, ma residente a Ciampino, si è ritrovata accusata di fronte al giudice monocratico di maltrattamenti in famiglia e lesioni, aggravate dai futili motivi. Grida furiose, tentati strangolamenti e soprusi di ogni genere per redarguire il figlio «discolo», la cui unica colpa era quella di non eseguire a menadito le imposizioni, spesso ingiustificate, della mamma.

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Le violenze. Secondo la ricostruzione dell'accusa, rappresentata nell'udienza di ieri dal pm d'aula Andrea Beccia, la donna, difesa dall'avvocato d'ufficio Lamberto Gazzoli, avrebbe «sottoposto a vessazioni di natura fisica e psicologica - come si legge nel capo d'imputazione - il figlio di minore età (all'epoca dei fatti aveva nove anni, ndr) senza un giustificato motivo». Con urla sovrumane. Ma anche con veri e propri atti di bullismo materno. In uno dei casi agli atti, risalente all'ottobre 2016, la donna si era infuriata perché il figlio aveva iniziato a togliersi i vestiti da solo al ritorno da scuola. Così, prima gli «urlava contro, dicendogli: non ti puoi cambiare da solo, ti devo cambiare io», come si legge nelle carte.

Poi, non soddisfatta, gli «stringeva la base del collo con entrambi le mani, mentre si trovava a cavalcioni su di lui». In un'altra circostanza, risalente allo stesso periodo, invece, la mamma ossessiva «avrebbe costretto il figlio a rimanere con lei in casa, stringendolo a sé fortemente e lo sbatteva sul letto e a terra». Poi, in preda a una vera e propria crisi di nervi, «lo tirava per le gambe e per le mani, e gli stringeva il petto con le mani provocandogli dolore».
Un mese dopo il culmine delle violenze. La donna, infatti, «dopo aver trattenuto con forza il figlio per costringerlo a cambiarsi i vestiti, lo mordeva sulla guancia sinistra», al termine di un inseguimento furioso fra la cucina e il salone di casa, causando al piccolo «una lesione personale dalla quale derivava una malattia consistita in una cercine di forma ovalare giudicata guaribile in 4 giorni».

Quando il padre vede la vistosa ecchimosi sulla guancia del bambino, dapprima chiede spiegazioni alla moglie: «Volevo dargli un bacio ma lui si è girato all'improvviso».

Non convinto dalla sua difesa, l'uomo, dopo aver ascoltato la versione del figlio, decide quindi di sporgere querela il giorno successivo. «Io le avevo suggerito di rivolgersi a uno specialista», ha raccontato la terapeuta di coppia dei due, ascoltata ieri in aula in qualità di testimone. Ma la mamma apprensiva decide di non seguire il suo consiglio. Tanto da ritrovarsi, a poco più di due anni dai fatti, a processo per lesioni e maltrattamenti per le sue ansie di controllo.

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