Roma, ucciso per una bicicletta. Un testimone: «Masoud sgozzato con il vetro di una bottiglia rotta»

Roma, ucciso per una bicicletta. Un testimone: «Masoud sgozzato con il vetro di una bottiglia rotta»
di Silvia Pollice
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martedì 5 novembre 2024, 08:16
Prima gli aveva intimato di scendere dalla sua bici elettrica e poi lo aveva spinto giù, dando luogo ad un'escalation di insulti e aggressioni reciproche culminate con la morte per sgozzamento di Masoud Rohaman, un 45enne bengalese ucciso nel parco di Colle Oppio la sera del 23 luglio dell'anno scorso da Raza Maqbool, un venditore ambulante pakistano di 46 anni. Per questo, la Procura di Roma lo ha accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
In aula, la Corte d'assise ha ascoltato le dichiarazioni di E.P., testimone oculare del delitto e amico coetaneo della vittima (sempre proveniente dal Bangladesh), che quella sera aveva assistito impotente alla tragedia scaturita da un banale litigio. Dopo essersi incontrati nel loro abituale punto di ritrovo - a pochi metri dalla Domus Aurea di Nerone - verso le 20 per bere una birra insieme, sembra che l'imputato si fosse accomodato sulla bicicletta di Rohaman, il quale probabilmente pensava che volesse rubargliela. Così, infastidito dal gesto gli avrebbe chiesto di scendere, ma il 46enne «si era rifiutato dicendogli "se non scendo che mi fai?"» ha spiegato l'uomo ai giudici. Da lì, la situazione sarebbe degenerata: prima si erano insultati ferocemente, poi avevano iniziato a picchiarsi.

LA RICOSTRUZIONE

«Masoud lo aveva spinto giù e il pakistano, dopo essersi rialzato, gli aveva dato un pugno. Allora il mio amico si era difeso tirandogli il casco sulla parte posteriore della testa. Infine, Maqbool aveva risposto rompendo la bottiglia a terra e, con la parte superiore, aveva ferito Masoud sul lato sinistro del collo. Ho visto sgorgare tanto sangue» ha aggiunto sconvolto il bengalese.
Quando la vittima è caduta a terra, l'aggressore aveva tentato di fuggire inizialmente verso il Colosseo, per poi cambiare direzione. Nel giro di pochi minuti, il 45enne sarebbe morto dissanguato, prima che i militari di Piazza Dante potessero intervenire. Nel frattempo, il venditore ambulante vagava per il quartiere con gli abiti intrisi di sangue e apparentemente in stato confusionale.
Tuttavia, una fotografia sgualcita e tenuta in un portafoglio si era rivelata fondamentale per identificare l'assassino: a mostrarla agli operanti era stato D.P., un altro venditore ambulante bengalese di 43 anni, che aveva conosciuto l'imputato un mese prima dell'omicidio. «Quando è arrivato in Italia, Maqbool dormiva su una panchina del parco, dalla quale era caduto e si era fatto male ad una gamba. Così, dopo l'infortunio mi aveva dato una sua foto per poterlo riconoscere in ospedale» ha dichiarato alla Corte. Invece, sembra che l'uomo conoscesse Rohaman da almeno quattro anni e che lo frequentasse abitualmente. «Quella sera, un mio amico mi aveva telefonato per dirmi che Masoud era stato ucciso da Maqbool nel parco dove ci vedevamo dopo il lavoro. Quindi ero andato lì per vedere, ma i carabinieri non mi avevano fatto avvicinare» ha aggiunto il testimone.

LE INDAGINI

Eppure, sembra che quest'ultimo avesse riferito alle forze dell'ordine - che lo hanno interrogato la sera del 26 luglio 2023 - di non essere mai andato sul luogo del delitto, bensì di trovarsi a casa sua e di aver saputo la notizia soltanto verso le 22. Una volta raggiunto dagli operanti, condotti nel suo appartamento da E.P., il 43enne avrebbe mostrato la fotografia che gli aveva dato proprio l'imputato. Ma neanche un'ora dopo la sua identificazione, il pakistano si era presentato spontaneamente al Commissariato Celio con scarpe e pantaloni intrisi di sangue. Proprio un poliziotto aveva già raccontato ai giudici che il 46enne era andato da loro dicendo «di aver fatto del male a un'altra persona, ma non di averla uccisa. Non abbiamo potuto identificarlo perché non aveva i documenti, però ci ha indicato l'area dove aveva gettato la sua camicia sporca di sangue - un cestino dei rifiuti su via dei Fori Imperiali. Dopo una breve ricerca, l'abbiamo trovata e poi abbiamo avvertito la polizia scientifica per prelevarla».
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