Referendum, dopo Veneto e Lombardia ora anche l'Emilia Romagna vuole maggiore autonomia

Al nord la vocazione autonomista
di Stefania Piras
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Martedì 18 Luglio 2017, 14:41 - Ultimo aggiornamento: 20:06
Vocazione autonomista? Chiama il 116. Ora, dopo Veneto e Lombardia che andranno al voto il 22 ottobre, anche l'Emilia Romagna vuole più autonomia. In gergo tecnico si chiama federalismo differenziato e si può attivare entro precisi limiti costituzionali, l'articolo 116, appunto. Quello che invocano tutti (la paternità del quesito refrendario è del M5S Lombardia, ora se la stanno intestando in ordine cronologico Lega Nord e persino il Pd lombardo) quando singole Regioni a statuto ordinario chiedono di assumere forme e condizioni particolari di autonomia per gestire direttamente le risorse fiscali sul territorio regionale al posto dell'attuale discrezionalità del loro utilizzo da parte del governo centrale.

Dal profondo nord ora l'idea del referendum autonomista scende in Emilia Romagna, ma il governatore Pd Stefano Bonaccini non pensa a una consultazione popolare. «L'Emilia-Romagna è al lavoro per valutare la possibilità di chiedere quelle "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia", previste dall'articolo 116 della Costituzione». L'annuncio è arrivato davanti alla platea degli industriali emiliano-romagnoli riuniti a Bologna nel giorno della scelta del nuovo presidente di Confindustria. L'Emilia-Romagna punta a «risorse reali e non di numeri buttati a caso per un voto in più alle elezioni», ha detto il presidente. «Sul 116 stiamo lavorando - ha spiegato Bonaccini - e nel giro di poche settimane avremo i risultati di uno studio che stiamo facendo. E, per questo, chiedo subito un incontro al Governo per aprire un tavolo di confronto».

Nota a margine: il tavolo di confronto politico era esattamente ciò che chiedeva il Pd lombardo mesi fa.
Il presidente Bonaccini ha detto che questa del 116 «è una partita - ancora mai tentata da nessuna regione ndr - che proveremo ad aprire per vedere se riusciremo ad andare fino in fondo. Quanto ai referendum dei 'vicini' "che peraltro costano alcune decine di milioni e io quelle risorse preferirei utilizzarle ad per sostenere la crescita o l'attrattività», Bonaccini ha spiegato di aver stima di Maroni e Zaia, ma a quelle consultazioni «non capisco come si possa votar no. Ma sono essenzialmente referendum consultivi». La 'via emiliana' sarebbe quella di una «maggiore autonomia che tenga insieme l'unità nazionale e che parli di risorse reali e non di numeri buttati a caso per un voto in più alle elezioni».
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