Dal profondo nord ora l'idea del referendum autonomista scende in Emilia Romagna, ma il governatore Pd Stefano Bonaccini non pensa a una consultazione popolare. «L'Emilia-Romagna è al lavoro per valutare la possibilità di chiedere quelle "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia", previste dall'articolo 116 della Costituzione». L'annuncio è arrivato davanti alla platea degli industriali emiliano-romagnoli riuniti a Bologna nel giorno della scelta del nuovo presidente di Confindustria. L'Emilia-Romagna punta a «risorse reali e non di numeri buttati a caso per un voto in più alle elezioni», ha detto il presidente. «Sul 116 stiamo lavorando - ha spiegato Bonaccini - e nel giro di poche settimane avremo i risultati di uno studio che stiamo facendo. E, per questo, chiedo subito un incontro al Governo per aprire un tavolo di confronto».
Nota a margine: il tavolo di confronto politico era esattamente ciò che chiedeva il Pd lombardo mesi fa.
Il presidente Bonaccini ha detto che questa del 116 «è una partita - ancora mai tentata da nessuna regione ndr - che proveremo ad aprire per vedere se riusciremo ad andare fino in fondo. Quanto ai referendum dei 'vicini' "che peraltro costano alcune decine di milioni e io quelle risorse preferirei utilizzarle ad per sostenere la crescita o l'attrattività», Bonaccini ha spiegato di aver stima di Maroni e Zaia, ma a quelle consultazioni «non capisco come si possa votar no. Ma sono essenzialmente referendum consultivi». La 'via emiliana' sarebbe quella di una «maggiore autonomia che tenga insieme l'unità nazionale e che parli di risorse reali e non di numeri buttati a caso per un voto in più alle elezioni».
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