Presidenza Rai, naufraga il vertice in ospedale tra Salvini e Berlusconi: rischio paralisi sulle nomine

Presidenza Rai, naufraga il vertice in ospedale tra Salvini e Berlusconi: rischio paralisi sulle nomine
di Marco Conti
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Giovedì 2 Agosto 2018, 08:27

ROMA Doveva prima o poi accadere ed è accaduto. Dentro Forza Italia la linea degli europeisti di Antonio Tajani ha per la prima volta segnato un punto su quella dei filo leghisti alla Toti. Matteo Salvini ne ha avuto una prova ieri mattina quando è tornato dall'incontro a Milano con Silvio Berlusconi senza il via libera per Marcello Foa. Eppure Salvini ce l'ha messa tutta ricordando a Berlusconi che nel governo la Lega sta tenendo «diritta la barra» su tante questioni che interessano il centrodestra, come l'Ilva, la Tap, la flat tax.

LE SCELTE
Niente da fare però. Berlusconi conferma la linea dei suoi gruppi parlamentari. E così il giornalista-sovranista, attuale consigliere d'amministrazione della Rai, secondo qualcuno potrebbe avere le ore contate, ma non per Salvini che continua a sostenerlo. Foa - come ricordavano ieri al Mef - è stato indicato dal ministero dell'Economia come consigliere e non come presidente. Carica quest'ultima fatta proposta dal cda e non ratificata dalla Vigilanza. Quindi non vale rimettersi alle scelte del Mef che non nomina il presidente e quindi tantomeno può revocarlo o chiedere dimissioni. Sarà Foa a dover decidere se e quando dimettersi. Sempre che alla fine non si cerchi una soluzione interna puntando su Giampaolo Rossi, consigliere in quota FdI, o su Riccardo Laganà come proposto da Fnsi e Usigrai. Un tira e molla che sta spappolando il centrodestra, ma che ha avuto il merito di dare un po' di verve ai parlamentari azzurri che ieri, da Schifani a Sisto, sono tutti intervenuti per difendere la posizione.
Il vicepremier grillino si è invece messo da giorni alla finestra nell'attesa che i due alleati, o ex alleati, trovino un'intesa. Per Di Maio senza accordo su Foa è difficile - secondo Di Maio - non tenere conto del parere del Parlamento e mettere al riparo il cda da esposti e denunce che potrebbero farlo decadere.
L'idea muscolare di ieri mattina - riproporre Foa in Vigilanza malgrado la bocciatura della Vigilanza - non è tramontata per la Lega anche se Di Maio sembra contrario forse anche per quel consiglio arrivato dal Colle che invitava tutti ad «evitare forzature». Ovviamente Mattarella è solo spettatore della vicenda non avendo nessun ruolo e nessun potere di intervento. Ma è anche chiaro che il Capo dello Stato auspichi che si sblocchi lo stallo e si trovi una soluzione equilibrata, nel rispetto della legge. Sentiment simile a quello dei Cinquestelle con l'aggiunta che al M5S il gran parlare della Rai e delle sue poltrone piace poco e il nervosismo nei confronti dell'alleato - che gli aveva assicurato di avere i voti di FI - è fortissimo. Meglio, quindi, cercare un'altra soluzione e mettere da parte le prove di forza che trasformerebbero in un Vietnam il consiglio d'amministrazione e rischierebbero di bloccare il lavoro dell'ad.

LE CARTE BOLLATE
Il timore delle carte bollate ha spinto ieri il cda a dotarsi di un parere dell'ufficio legale della Rai persino in occasione dell'affidamento ad interim a Bruno Gentili della direzione di RaiSport dopo l'uscita di Gabriele Romagnoli. Il via libera è arrivato solo perché «trattasi di nomina di seconda fascia» e avvenuta seguendo «il criterio dell'anzianità». Come dire che per le nomine dei direttori di testate e delle reti e per il varo dei palinsesti non è detto che basti un cda senza presidente o guidato da un presidente anziano non nel pieno delle sue funzioni. Ieri la Lega faceva però filtrare che invece il cda può svolgere appieno le sue mansioni e quindi procedere alla nomina di direttori di rete e di testata. Un'incertezza che frena gli stessi consiglieri i quali temono esposti e carte bollate. Ieri in cda è stato Riccardo Laganà a mettere le mani avanti chiedendo ai colleghi consiglieri e all'ad Salini di non procedere alle nomine in assenza del presidente e di avviare l'iter solo dopo aver raccolto curriculum in una sorta di bando pubblico.
Il regolamento di conti interno al centrodestra non interessa ai grillini ai quali non piace nemmeno l'idea di congelare la questione rimandando il tutto a settembre.
 
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