Il nodo cruciale di questa legge ritenuta fondamentale per la tenuta dell'informazione ruota attorno alla difesa del copyright. Il testo che era stato messo ai voti mirava a riconoscere agli editori e agli autori un «diritto di vicinanza» nel processo di redistribuzione dei ricavi, visto che i giganti del web ogni giorno si fanno le budella d'oro veicolando montagne di informazioni, articoli e altri prodotti (teoricamente coperti da copyright) ma senza riconoscere agli autori o ai gruppi editoriali alcun meccanismo indiretto di redistribuzione economica. La battaglia mediatica che si è sviluppata in questi mesi è stata combattuta sul web con una valanga di fake news basate sul falso concetto che l'Europa punta a mettere il bavaglio a Internet.
Cosa assolutamente non vera visto che si tratta solo di dotare il settore di regole basilari, sottraendolo al far west, visto che le grandi piattaforme diffondono ogni giorno contenuti altrui, guadagnando enormemente sul lavoro intellettuale altrui, riutilizzando articoli o altri prodotti culturali. Google, Amazon e Facebook in quest'ultimo periodo hanno reiteratamente martellato gli utenti con il concetto che si tratta di una censura. L'europutato che ha scritto il testo bocciato stamattina, il tedesco Axel Voss, ha denunciato la campagna violenta fatta di menzogne. A settembre ci sarà il redde rationem. Il testo tornerà in parlamento a Bruxelles e i deputati potranno emendarlo. Una volta approvato dovrà essere sottoposto ad una negoziazione finale con tutti gli Stati menbri.
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