Governo, il nodo è l'Economia: torna la pista dei tecnici

Governo, il nodo è l'Economia: torna la pista dei tecnici
di Alberto Gentili
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Martedì 18 Febbraio 2014, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 15:39
​Chi ieri ha fatto il pendolare assieme al premier incaricato, da Roma a Firenze e viceversa, stempera infatti l’ottimismo del capo. «E’ ancora tutto da definire», dicono gli strettissimi collaboratori. Tanto più che il giuramento del governo dovrebbe avvenire solo sabato: altri cinque giorni di tormenti attendono il segretario del Pd.



Ma qualche novità c’è. E la novità è che non dovrebbe essere un politico a sedere sulla poltrona che fu di Quintino Sella e, da ultimo, di Fabrizio Saccomanni. Lo schema gradito a Renzi fino a domenica sera, sarebbe stato archiviato dopo l’incontro con Giorgio Napolitano. Tant’è, che se poche ore fa Renzi faceva sapere di preferire un politico al Tesoro - «in quanto in quel ministero si fanno scelte essenziali, da cui dipende il successo del governo» - dopo essere uscito dal Quirinale lo stesso Renzi ha cominciato ad accreditare la pista di un ministro tecnico.



Una virata non casuale. Compreso quanto sia complessa la partita del dicastero di via XX Settembre, Renzi con il capo dello Stato ha affrontato la questione senza baldanza. Ha detto di essere pronto ad accettare consigli e suggerimenti. Ha affermato di essere felicissimo se Napolitano gli darà un “aiutino” nell’identificazione del nome giusto per l’Economia. E il Presidente si è detto disposto a dare una mano, senza nascondere al premier incaricato quanto delicata sia la questione. Non solo per la tenuta dei conti. Ma anche perché le cancellerie europee e Bruxelles tengono l’Italia ancora nella black list dei “sorvegliati speciali”. La prova è arrivata a stretto giro di posta: sia il presidente dell’Eurogruppo Joroen Dijselbloem, sia il commissario agli affari economici Olli Rehn, hanno sollecitato la nomina di un «ministro europeista». Traduzione: un ministro che punti a ridurre il debito, raggiunga il pareggio di bilancio strutturale e sia ligio all’ortodossia dei parametri europei. Compreso per rapporto deficit-Pil al 3% che Renzi vorrebbe rottamare.



LA ROSA PROVVISORIA

I nomi? Non è sfuggito che ieri sera Napolitano abbia ricevuto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Tanto più che palazzo Koch ha sfornato diversi ministri dell’Economia, inclusi Guido Carli, Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi e Saccomanni. Ma in Bankitalia, come da tradizione, smentiscono questa pista.

Trova invece conferme la “candidatura” di Lucrezia Reichlin. L’economista è apprezzata sia da Renzi che da Napolitano e sarebbe gradita anche al presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. In più ha un importante curriculum (docente alla London Business School ed ex direttore generale della Bce) ed è donna: aspetto da non trascurare, visto che Renzi vorrebbe avere una squadra per metà al femminile. Altri papabili: Pier Carlo Padoan (capo economista e vicedirettore dell’Ocse, prossimo presidente dell’Istat), Vittorio Colao (bocconiano e a.d. di Vodafone), Guido Tabellini (docente alla Bocconi). Ma potrebbe restare Saccomanni, la cui permanenza al Tesoro sarebbe caldeggiata da Draghi. «Tutto però è ancora da definire», ripetono nello staff, «altri nomi potrebbero entrare in rosa e alcuni uscire».



Così, di sicuro c’è solo che la partita dell’Economia si gioca nella massima confusione, come rivela la gaffe di Fabrizio Barca: l’ex ministro a un falso Nichi Vendola, nella trasmissione radio “La Zanzara”, ha rivelato di aver rifiutato l’incarico. La confusione è confermata dalla voce che vorrebbe in corsa anche Giuliano Amato.
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