Siria, Human Rights Watch: «16 bimbi ostaggio dell'Isis, uno decapitato»

Macerie in Siria (foto d'archivio)
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Sabato 25 Agosto 2018, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 08:23
Ci sarebbero anche 16 bambini tra i 30 civili rapiti dall'Isis un mese fa nel sud della Siria e uno di questi sarebbe stato decapitato. Lo afferma Human Rights Watch (Hrw) che sostiene che gli estremisti stanno usando il rapimento come «merce di scambio» nei negoziati con il governo siriano e la Russia, e ha definito il rapimento un «crimine di guerra». I bambini sono di età compresa tra i 7 e i 15 anni e sono stati rapiti insieme ad altri civili il 25 luglio scorso.

Il gruppo in ostaggio dei jihadisti è composto da «almeno 27 persone», secondo la denuncia di Human Rights Watch, ed è stato catturato quando una serie di attacchi dell'Isis contro la comunità drusa nella regione di Sweida ha fatto almeno 215 morti.

«Le vite dei civili non dovrebbero essere usate per baratti e l'Isis deve rilasciare subito tutti gli ostaggi», afferma il vice direttore dell'organizzazione per il Medio Oriente, Lama Fakih. Durante l'offensiva di luglio vennero catturate più di 30 persone e almeno due sono morte: un 19enne sarebbe stato decapitato a inizio agosto e poi sarebbe morta una donna di 65 anni.

Gli Stati Uniti intanto hanno avvertito la Russia di essere pronti a nuovi raid contro obiettivi del regime siriano nel caso in cui Damasco dovesse fare ricorso ad armi chimiche. Lo scrive l'agenzia di stampa Bloomberg, citando proprie fonti, secondo quanto rilanciato dall'agenzia di stampa russa Tass. Secondo Bloomberg, l'avvertimento sarebbe stato consegnato dal consigliere per la Sicurezza nazionale americano, John Bolton, nell'incontro che ha avuto due giorni fa a Ginevra con l'omologo russo Nikolai Patrushev.

L'agenzia sostiene che Washington «ha informazioni secondo cui il presidente siriano Bashar al Assad potrebbe usare armi chimiche mentre tenta di riconquistare uno delle ultime aree sotto il controllo dei ribelli», vale a dire Idlib, nel nordovest della Siria. In quel caso, ha fatto presente Bolton a Patrushev, gli Stati Uniti metterebbero in campo una risposta militare più forte rispetto ai precedenti raid nell'aprile del 2017 e nell'aprile del 2018.


 
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