Regno Unito, torna il bipolarismo: i grandi prendono tutto, sparisce l'Ukip

Jeremy Corbyn (Ansa)
di Cristina Marconi
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Venerdì 9 Giugno 2017, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 07:39
LONDRA - Ha giocato un gioco pericoloso, Theresa May e non ha vinto la scommessa che aveva fatto con se stessa e con il paese: portare a casa una maggioranza più solida di quella che aveva, sfruttando il vento in poppa per arrivare ai negoziati con Bruxelles con le mani libere e forti all'interno di un partito che l'aveva scelta ma del quale è troppo esperta per non conoscere le insidie, tanto che qualcuno, e in particolare l'ex cancelliere George Osborne, già ieri sera agitava il fantasma delle dimissioni.
 
 

 Troppi ostacoli sul suo cammino, troppi errori fatti con la sicurezza di chi non ha rivali e troppe debolezze rivelate nel corso di sette settimane difficilissime, funestate da due attentati terroristici che, più che la sua risposta decisa, hanno portato a galla una serie di polemiche sul suo operato da ministro dell'Interno. Partire con aspettative così alte non le ha portato bene, come non le ha portato bene sottrarsi ai confronti televisivi con gli altri leader di partito, con quel Jeremy Corbyn che considerava irrilevante, e permettere che fosse la sua ministra Amber Rudd, il cui seggio di Hastings è stato in bilico fino all'ultimo, a sostituirla mentre i suoi rivali parlavano del futuro del paese in un civilissimo dibattito sulla Bbc.

L'unico obiettivo che ha raggiunto è stato l'annullamento di un partito inesistente a livello parlamentare ma insidioso come Ukip, che la May ha voluto inseguire nel perseguimento di una «hard Brexit» e in una parte degli annunci sull'antiterrorismo, in particolare per quanto riguarda la possibilità di aggirare le leggi sui diritti umani nella lotta contro l'estremismo. Così la Gran Bretagna è tornata un Paese diviso in due, con i grandi partiti che si prendono quasi tutto.

TERRITORI SCONOSCIUTI
Ma per il resto, si è avventurata su territori sconosciuti per il suo partito e il suo tentativo di recuperare elettori a sinistra non ha funzionato fino in fondo. Solo in Scozia i Tories, grazie alla leadership locale energica e capace di Ruth Davidson, avrebbero recuperato dei seggi, laddove erano pressoché inesistenti, e anche i laburisti avrebbero eroso il potere dell'Snp, che dopo l'avanzata degli ultimi anni avrebbe subito pesanti perdite in seguito all'annuncio di un secondo referendum sull'indipendenza.

Lo slogan di May - «una leadership forte e stabile» - è andato in frantumi un mese dopo l'inizio della campagna, appena ha tirato fuori un manifesto elettorale impopolare con una misura disastrosa come la proposta di far pagare agli anziani le cure sulla demenza senile anche con la loro casa, tentativo di creare un nuovo patto generazionale che però si è scontrato con il primo dei dogmi conservatori: non si mettono le mani nelle tasche dell'elettorato più fedele.

E' andato in frantumi quando è stata la prima leader della storia a ritirare una misura prima del voto, smentendo se stessa ancora una volta dopo che già con la decisione di andare alle urne aveva dimostrato che talvolta quello che dice non è poi così definitivo. E forse i britannici hanno scoperto che questa Brexit non la vogliono così netta e drastica proprio ora che l'economia inizia a cigolare, così ostile nei confronti degli ex alleati europei, tanto che hanno premiato un Labour che ne ha parlato appena e i cui piani sono oscuri ma sicuramente meno bellicosi di quelli della Brexit dura della May: le aree remain hanno votato per Corbyn, i leavers per May. E infatti il rafforzamento dei LibDems sta a dimostrare proprio che c'è una parte del paese che si è sentita trascurata.

Il terrorismo spaventa, ma spaventa anche l'austerità che non permette di assumere abbastanza poliziotti, l'intolleranza nei confronti delle minoranze di un paese radicatamente multietnico e la promessa di basare la lotta contro l'estremismo con un disdegno per i diritti umani che non ha nulla di britannico. Theresa May ha scommesso molto e ha perso. E il fatto che tanti dei suoi errori li abbia fatti consultandosi solo con la sua ristrettissima cerchia, senza cercare l'appoggio dei suoi ministri o di altri membri del partito, fa pensare che nella fase difficile e incerta che l'aspetta rimarrà sola.
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