Macedonia del nord, accordo con la Grecia: la nuova Repubblica potrà aderire alla Ue

Macedonia del nord, accordo con la Grecia: la nuova Repubblica potrà aderire alla Ue
di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
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Lunedì 18 Giugno 2018, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 22:46
Tutto fa pensare che potrebbe essere un accordo storico, quello firmato ieri dalla Grecia e dall'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia con capitale Skopje. Se il referendum e il parlamento daranno disco verde, in futuro il paese balcanico si dovrà chiamare Repubblica della Macedonia del Nord.

La cerimonia per la firma ufficiale si è svolta ieri, con Alexis Tsipras e il suo Ministro degli Esteri Níkos Kotziás che hanno accolto nella cornice del villaggio di Meghali Prespa, sul lago di Prespes, il premier Zoran Zaev e il responsabile della sua diplomazia, Nikola Dimitrov. Alla cerimonia, erano presenti anche l'inviato speciale dell'Onu, Matthew Nimetz e la vice presidente della Commissione europea e Alto rappresentante delle politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini.

L'accordo è arrivato dopo sei mesi di trattative tra i due governi e segna la fine di una disputa durata oltre 30 anni, nata poco dopo il crollo della Jugoslavia). Si tratta di un compromesso che ha provocato, comunque, anche alcune proteste sia tra i greci, sia tra i nuovi macedoni del Nord.

ULTIMO OSTACOLO
A livello politico il via libera non è ancora scontato. Se il Parlamento greco sabato ha respinto, con 153 voti contro la mozione di sfiducia presentata dall'opposizione di Nuova Democrazia, diverso è il discorso per il premier di Skopje, Zaev, che oltre a un referendum da celebrare a settembre, dovrà ottenere dal parlamento dell'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, anche la maggioranza dei due terzi prevista in caso di riforme costituzionali. Una parte importante dei suoi concittadini è contraria all'accordo raggiunto e anche il Presidente Gjorge Ivanov ha già preso una posizione fortemente negativa, come anche Nikola Gruevski, leader del VMRO, il partito democratico per l'Unità nazionale Macedone all'opposizione.

Se il premier Tsipras accusa il centro destra di Nuova Democrazia di voler «spaccare i greci per unire il partito», il leader dei conservatori Kyriakos Mitsotakis ha parlato di «cinismo e ipocrisia» rivolgendosi soprattutto ai nazionalisti di Anel che in passato avevano sempre dichiarato che non avrebbero ceduto sul nome Macedonia. Un deputato di Anel che insieme a Syriza sostiene il governo, ha votato a favore della sfiducia, contro le indicazioni del suo partito e per questo è stato immediatamente espulso dal partito.

L'accordo consentirà alla futura Macedonia del Nord di diventare membro dell'Unione europea e della Nato. Un passaggio quest'ultimo che sembra preoccupare non poco Mosca. Mentre tutte le istituzioni e la stampa internazionale guardano alla firma di questo accordo come ad un passaggio storico, forti inquietudini trapelano dall'entourage di Vladimir Putin; i russi non hanno mai visto con favore la firma di questa intesa, che aumenterà ulteriormente il numero dei paesi balcanici, membri della Nato.

I punti principali dell'intesa raggiunta prevedono che la nuova denominazione sarà Repubblica della Macedonia del Nord e sarà un nome valido per ogni utilizzo, erga omnes; il nuovo nome è collegato anche ad un'apposita riforma costituzionale da votare a Skopje; i centoquaranta paesi che oggi hanno rapporti diplomatici con la Macedonia, dopo l'accordo dovranno riconoscerla con il nuovo nome e dopo la riforma costituzionale saranno tolti tutti i riferimenti irredentisti nei confronti della regione greca della Macedonia con capoluogo Salonicco.

FINE DELLA CONTESA
Tsipras porta comunque a casa un successo diplomatico che gli permette di presentarsi come il politico che ha messo fine a una contesa che sembrava non poter mai avere fine, a causa degli irrigidimenti reciproci.
Ad Atene, nel frattempo, da domani si lavora all'Eurogruppo di giovedì dove il leader di Syriza punterà ancora una volta all' alleggerimento del debito pubblico di Atene. Perché, come ricorda in un'intervista rilasciata al quotidiano tedesco Welt am Sonntag «i punti dell'accordo raggiunto con i partner lo scorso anno devono essere rispettati». In questo modo, secondo Tsipras, «il paese potrà reggersi sulle proprie gambe e tornare ad accedere in modo permanente ai mercati». Insomma, basta aiuti.
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