NEW YORK – Quando Lewis Fogle fu condannato all’ergastolo per lo stupro e l’omicidio della quindicenne Deann Long, era il 1981. Alla Casa Bianca sedeva Ronald Reagan e il principale nemico degli Stati Uniti era l’Unione Sovietica. Sono passati 34 anni, più di 12 mila giorni, e ieri Fogle è stato messo in libertà.
La prova del Dna - ottenuta dopo innumerevoli sforzi da un gruppo di avvocati che si battono per rivisitare vecchi casi in odore di errore giudiziario – dimostra che non era stato Fogle a violentare la giovane e a lasciare il seme nel suo grembo.
A 63 anni, la lunga barba rossa di Fogle è oramai completamente bianca.
Quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa voleva fare nella prima sera da uomo libero, Fogle ha risposto semplicemente: “Vorrei mangiare una bistecca”. Poi ha aggiunto: “In verità non saprei neanche ordinare un sandwich. Non so neanche come si opera un computer”.
Gli avvocati che lo hanno difeso fanno parte dell’Innocence Project, un gruppo che ha sede a New York e che ha già ottenuto la libertà per altri detenuti condannati ingiustamente quando non esisteva la prova del Dna.
La 15enne Deann fu uccisa nel 1976. Quattro uomini vennero sospettati di averla rapita, stuprata e uccisa. Solo Fogle però venne incriminato e condannato sulla base non di prove concrete ma di testimonianze che secondo David Loftis, avvocato dell’Innocence Project sono “alquanto flebili”.
Il procuratore distrettuale Patrick Dogherty, che aveva accettato il ricorso dell’Innocence Project, ha comunque precisato che il suo ufficio sta ristudiando tutte le prove, prima di decidere se sia necessario aprire un nuovo processo contro Fogle.