Israele, Kerry: rischio occupazione perpetua, due stati unica soluzione

Israele, Kerry: rischio occupazione perpetua, due stati unica soluzione
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Mercoledì 28 Dicembre 2016, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 07:59

«L'amicizia non significa che gli Stati Uniti devono accettare ogni politica. Gli amici si dicono la dura verità e si rispettano». Lo afferma il segretario di Stato, John Kerry, respingendo le critiche di Israele e difendendo l'astensione americana al voto all'Onu sulla risuoluzione di condanna degli insediamenti nelle colonie. «Gli Stati Uniti hanno votato in linea con i loro valori»: la posizione assunta all'Onu è in linea con una soluzione di due stati per la pace.

«L'agenda dei coloni è quella che sta definendo il futuro di Israele», sostiene il segretario di Stato, sottolineando che la «la coalizione» guidata dal premier israeliano Benyamin Netanyahu «è la più a destra della storia israeliana, con un'agenda definita dagli elementi più estremisti». Non si può «ignorare la minaccia che gli insediamenti rappresentano per la pace», ha insistito Kerry, sebbene il problema in Medio Oriente vada al di là degli insediamenti.

«Il presidente Barack Obama è profondamente impegnato per Israele e la sua sicurezza. Una soluzione a due stati» per il Medio oriente «è l'unica strada per una pace duratura», continua il segretario di Stato, in quello che da molti è definito il discorso più importante della sua carriera, che arriva a tre settimane dalla fine della presidenza Obama.

«La soluzione di due Stati» per Israele e palestinesi è «in pericolo», afferma ancora Kerry, sottolineando che israeliani e palestinesi si stanno muovendo verso la soluzione a uno stato che molti non vogliono, «nonostante la contrarietà della maggioranza dell'opinione pubblica. Lo status quo punta a uno stato, a una perpetua occupazione».

Più ci saranno insediamenti israeliani in Cisgiordania e più la pace sarà difficile. L'espansione degli insediamenti non ha nulla a che vedere con la sicurezza di Israele, insiste Kerry sottolineando che se la soluzione è quella a uno Stato, Israele può essere o ebreo o democratico, «non può essere tutti e due».

«Respingiamo le critiche di chi dice che con il voto all'Onu abbiamo abbandonato Israele», assicura il segretario di Stato, sottolineando che nella risoluzione all'Onu della scorsa settimana «non c'è nulla di nuovo».

«Respingo anche le critiche di chi sostiene che gli Stati Uniti sono stata la forza motrice» della risoluzione all'Onu, rileva ancora il segretario di Stato John Kerry rispondendo alle critiche di Israele, che ha parlato di complotto dell'amministrazione Obama. «Non abbiamo messo a punto la bozza originale della risoluzione», aggiunge Kerry. Le accuse di Israele con «l'amministrazione» sono «solo un diversivo».

L'amministrazione Obama è quella che ha fatto di più per Israele, sostenendolo anche «quando
eravamo nel mezzo delle crisi finanziaria», sottolinea ancora Kerry.

«Una visione asimmetrica della pace» e «un discorso di parte contro Israele», ha commentato il premier israeliano israeliano Benjamin Netanyahu, che ha accusato Kerry di essere «ossessionato» dalla questione degli insediamenti israeliani. «Così come la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, il suo discorso di questa sera è stato prevenuto contro Israele», si legge nella dichiarazione di Netanyahu, diffuda dal suo ufficio. «Per più di un'ora ha parlato ossessivamente di colonie mentre ha appena accennato alla radice del conflitto e cioè l'opposizione palestinese a uno stato ebraico indiipendentemente dai suoi confini», ha aggiunto il primo ministro.

«Presidente eletto Trump, grazie per la tua calda amicizia e il tuo netto sostegno a Israele», ha sottolineato poi Netanyahu in un tweet riferendosi alle dichiarazioni di Trump che aveva inviato Israele a resistere, «perché il 20 gennaio (giorno del suo insediamento, ndr) è vicino».

 

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