Isis, 3 attentati a Baghdad: 30 morti. Gli jihadisti inviano rinforzi a Kobane

Isis, 3 attentati a Baghdad: 30 morti. Gli jihadisti inviano rinforzi a Kobane
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Lunedì 13 Ottobre 2014, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 22:23

Almeno 30 persone sono state uccise e oltre 60 ferite in tre attentati esplosivi avvenuti a Baghdad in quartieri abitati da una maggioranza sciita.

Gli attentati sono stati compiuti con autobomba. Una è esplosa sulla Piazza Aden, uccidendo 22 persone e ferendone 41. Un'altra è saltata in aria nel sobborgo di Sadr City, provocando la morte di 8 persone e il ferimento di 25. Una terza autobomba è esplosa nel distretto di Habibiya, ma in questo caso non si sa ancora se e quante vittime vi siano.

Attorno alla capitale - secondo fonti locali citate dal Telegraph e da al Arabiya - l'Isis avrebbe radunato «fino a 10mila combattenti», pronti a sferrare un attacco.

La Turchia ha accettato che gli Stati Uniti abbiano accesso alla base aerea a Incirlik nel quadro della battaglia contro l'Isis. «I dettagli dell'utilizzo delle basi turche sono ancora in fase di sviluppo» ha detto un funzionario della Difesa americana.

Gli aerei americani operano già da tempo nella base di Incirlik, dove sono presenti 1.500 uomini. Ma finora i raid portati dagli americani contro lo Stato Islamico sono partiti esclusivamente dalle basi aeree di Emirati Arabi, Kuwait e Qatar.

La provocazione contro Roma. Intanto, nell'ennesima provocazione contro «Roma» e «i crociati», lo Stato islamico ha fatto sventolare la sua bandiera nera su piazza San Pietro. Almeno sulla copertina dell'ultimo numero della sua rivista online "Dabiq". Il vessillo nero sull'obelisco di San Pietro è accompagnato dal titolo «Crociata fallita», evidentemente con riferimento ai raid della coalizione a guida Usa contro l'Isis.

Circa 180mile persone sono fuggite dalle zone intorno alla città irachena di Hit, nella provincia occidentale di Anbar, dove infuriano i combattimenti tra le forze governative e i jihadisti dell'Isis. Lo ha reso noto l'Onu, specificando che hanno bisogno di cibo, coperte e medicinali. Lo si apprende dalla Bbc, che cita il parere degli analisti secondo cui la conquista di Anbar da parte dell'Isis garantirebbe ai jihadisti una base d'appoggio ideale per attaccare la capitale Baghdad. Sempre nella zona di Anbar il capo della polizia è rimasto ucciso in un'esplosione avvenuta a Ramadi.

A Kobane intanto, dopo aver conquistato il quartier generale delle forze di autodifesa curde (Ypg), i jihadisti non sono riusciti a conquistare la piazza centrale della cittadina. Nel corso dell'ultima settimana, a Kobane e dintorni, i raid Usa sono stati almeno 50, ma ora sono diminuiti, perché gli obiettivi nel centro abitato sono diventati più difficili da individuare e colpire senza "danni collaterali" e perchè la zona è avvolta in una tempesta di polvere. «Stiamo facendo quello che possiamo attraverso gli attacchi aerei per far arretrare l'Isis», ha detto il segretario alla Difesa Usa Chuck Hagel, e «in effetti ci sono stati alcuni progressi in questo campo».

Gli aiuti ai curdi. La Bbc ha riferito peraltro che un «team di specialisti» formato da 12 militari britannici è in Iraq per addestrare i guerriglieri curdi: i soldati fanno parte dello Yorkshire Regiment e devono istruire le forze curde sull'uso delle mitragliatrici pesanti fornite dal Regno Unito. Finora, la resistenza ha perso circa 50 combattenti. Però «tiene bene», secondo quanto riferito da un rifugiato siriano che è riuscito a parlare con il fratello a Kobane. Tuttavia, ha aggiunto, «se continua così sono pessimista perché i peshmerga hanno bisogno di armi e munizioni. Uccidono molti banditi, ma (i jihadisti) ritornano sempre più numerosi». E un altro appello ad «evitare un massacro di civili» a Kobane è stato lanciato domenica dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon, preoccupato per «le migliaia di vite a rischio» a causa dell'assedio dei miliziani di al-Baghdadi. Ma per l'Isis quella di Kobane è «una battaglia cruciale», ha osservato il direttore dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) Rami Abdel Rahmane, sottolineando che «se non riescono a prenderla, sarà un duro colpo per la loro immagine».

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