Bloomberg ha sempre sostenuto che l’iniziativa sull’ambiente deve venire localmente, con la mobilitazione dei cittadini: “Le città sono in prima linea – ha detto – perché le organizzazioni federali, nazionali e internazionali non riescono a concludere nulla, e cercano solo di prender tempo”. Lasciando il timone di New York dopo tre mandati – due da repubblicano e uno da indipendente – Bloomberg ha potuto effettivamente vantarsi di aver contribuito a riportare l’aria della città a standard di pulizia che non si vedevano da 50 anni. Il tasso di anidride solforosa è calato del 69 per cento negli ultimi cinque anni e le polveri sottili sono diminuite del 23 per cento. Il merito va soprattutto ai nuovi combustibili puliti usati per il riscaldamento di case e grattacieli. Ma Bloomberg ha indubbiamente ottenuto un ridotto uso delle automobili in favore delle biciclette, e ha reso la città anche più abitabile per i pedoni. Ha anche sempre sostenuto che non si deve “nascondere la testa nella sabbia” e ha proposto una quantità di lavori pubblici per proteggere New York da altri uragani come fu il devastante Sandy nel 2012.
Bloomberg è presidente dell’associazione C40, che riunisce le megacittà del mondo (ne fanno parte anche Roma, Milano e Venezia) in lotta contro il cambiamento climatico. Il prossimo summit si terrà a Johannesburg fra pochi giorni, e qui Bloomberg cederà la guida dell’associazione al collega Eduardo Paes, sindaco di Rio de Janeiro. Dopodiché comincerà il suo lavoro di città in città, dedicandosi però anche a cittàò medie e piccole, per creare un tessuto fitto di iniziative locali. La nomina di Bloomberg è stata accolta con entusiasmo. L’ex sindaco, tredicesimo al mondo quanto a ricchezza personale, è noto per essere una persona concreta e poco ideologica. Questo dovrebbe rendergli possibile comunicare con leader di diverse tendenze politiche. Di certo è quello che Ban Ki-moon spera, consapevole che l’iniziativa Onu sull’ambiente sta languendo. Ci vogliono nuova energia e nuove idee, e soprattutto una voce che si faccia ascoltare. Le prime reazioni sono positive. L’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Samantha Power, non esattamente una signora dedita a complimenti facili, ha lanciato un tweet entusiasta: “Mike Bloomberg sa come ottenere risultati. Abbiamo bisogno di leader come lui qui all’Onu”.
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