Strage Milano, il vicino di Giardiello: elegante e così cortese

Strage Milano, il vicino di Giardiello: elegante e così cortese
di Renato Pezzini
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Sabato 11 Aprile 2015, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 09:02
GARBAGNATE Neppure tre morti hanno fatto cambiare idea a Luca Faraguna: «Per me Giardiello era il miglior vicino di casa possibile». Usa soprattutto un aggettivo: cortese. Anche altri lo descrivono allo stesso modo. «Di una cortesia tremenda» dice il meccanico di fronte a casa che nelle fredde mattine d'inverno gli dava una mano a rimettere in moto lo scooter. «Era sempre gentilissimo, educatissimo» giura una ragazza generosa di superlativi che lo incrociava sovente. Poi tutti quanti l'altra ieri hanno scoperto che quel signore «cortese» aveva ammazzato tre persone in Tribunale. Per vendetta.



BILOCALE VISTA CIMITERO

Garbagnate Milanese è il posto dove Claudio Giardiello ha coltivato il suo desiderio di rivalsa e pianificato lo «sterminio dei nemici». Per certi versi si capisce come possa essere successo. Abituato a una vita di agiatezze e lusso e grandi affari, dopo il fallimento delle sue società s'era rintanato qui, in un bilocale dimesso con vista sul cimitero, poco distante dalla statale per Varese perennemente intasata dai camion che impuzzolentiscono l'aria. Un salto all'indietro a cui apparentemente faceva buon viso, ma che dentro gli ha alimentato rabbia e rancore.



Come campasse nessuno sa dirlo, lo vedevano partire alla mattina presto e tornare all'ora di cena. S'erano fatti l'idea che fosse uno sgobbone, tutto casa e lavoro. Però non il classico sgobbone del nord rude e sbrigativo. Anzi, le buone maniere erano il suo biglietto da visita. Luca, il vicino, racconta che «se ti vedeva con le borse della spesa insisteva per darti una mano e portarle su». La domenica lo invitava a casa sua per fargli assaggiare i dolci filippini preparati dalla compagna: «E se ero io a invitarlo, non arrivava mai a mani vuote».



LO SCOOTER SGANGHERATO

Talvolta venivano i figli a trovarlo, da Brugherio. D'estate gli lasciavano il cane da accudire, perché l'estate la passava a casa. Niente viaggi, niente case al mare. Però non dava l'idea di uno squattrinato, nel gioco delle apparenze sapeva il fatto suo: «Sempre elegante, impeccabile, i capelli in ordine». La borsa di pelle che portava con sé contribuiva a dargli l'aria di un professionista. Solo lo scooter sgangherato con cui andava e veniva stonava col resto. E a lui faceva crescere il rimpianto dei tempi in cui sotto il sedere aveva i 200 cavalli di una fuoriserie.



Ci ha passato tre anni a Garbagnate, dal 2012 all'altro ieri. Era arrivato con la sua compagna, una filippina che fa la badante a Milano (ogni mattina la portava alla stazione in moto), sembravano una coppia affiatata. Forse all'inizio Giardiello aveva sperato che ricominciando da qui avrebbe ridato una risistemata alla propria vita. Un bagno di umiltà per ripartire. Invece quel posto, quella vita di ristrettezze, ha ingigantito i suoi rimpianti e poi la sua ossessione, la sua urgenza di vendicarsi di chi - nella sua testa - l'aveva ridotto in quello stato.



UN AIUTO DAI SERVIZI SOCIALI

In casa non avevano il telefono, e nemmeno il collegamento a internet. Negli ultimi mesi, mentre i vicini lo credevano al lavoro chissà dove, passava le mattinate nella biblioteca comunale per navigare gratis sul web. «Un signore cortesissimo» lo descrivono gli impiegati del Municipio. Che l'avevano sentito chiedere informazioni sulla possibilità di accedere ai sussidi per i meno abbienti. Aveva pure avuto un colloquio con l'assistente dei servizi sociali a cui erano bastati venti minuti per capire: «Studieremo la situazione, ma io le consiglio di chiedere prima di tutto l'aiuto di uno psicologo».