Genova, cariche esplosive per demolire il ponte: dieci condomini saranno abbattuti

Genova, cariche esplosive per demolire il ponte: dieci condomini saranno abbattuti
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 22 Agosto 2018, 12:26

GENOVA Sarà una operazione imponente che occuperà un pezzo già ferito di Genova: rimozione e smaltimento di migliaia di tonnellate di macerie; demolizione, forse con cariche esplosive, di ciò che resta del Ponte Morandi, con conseguente abbattimento e perdita di una decina di condomini sottostanti. In altri termini: i seicento genovesi che abitavano sotto il ponte Morandi, nella zona di via Fillak, non torneranno mai più nelle loro case, se non per prendere, rapidamente insieme ai vigili del fuoco, le proprie cose. I condomini saranno abbattuti per consentire la demolizione del troncone di ponte rimasto in piedi nel lato delle case, ma lo stesso succederà dall'alta sponda del torrente Polcevera, dove c'è l'area industriale, con fabbriche anche importanti che dovranno trovare una nuova sede. Nulla può essere salvato, il rischi di altri crolli, secondo gli esperti, esiste.
 



INDENNIZZI
E' questa la direzione verso cui si sta andando e sulla quale si preferisce la riservatezza, per non demoralizzare ulteriormente chi, dal 14 agosto, vive in una stanza di hotel e non ha più disponibile l'appartamento nel quale ha trascorso i migliori anni della propria vita e che magari ha pagato con i sacrifici di un mutuo. Certo, saranno tutti indennizzati, ci sarà l'esproprio e probabilmente, con il tempo, avranno abitazioni migliori dal punto di vista qualitativo di quelle in cui vivevano, ma per ora ci sono solo la stanza dell'hotel, gli alloggi del Comune che si comincerà ad assegnare da lunedì e un futuro incerto. Genova è già in crisi sul fronte della viabilità perché non c'è più il ponte che garantiva i collegamenti da levante a ponente, i problemi destinati a decuplicarsi a settembre con il ritorno dalle ferie e l'apertura delle scuola. In aggiunta, ecco i cantieri che da entrambi i lati del Polcevera dovranno garantire prima la rimozione delle macerie, poi complicate operazioni di demolizione di ciò che resta di un'opera imponente che come un gigante camminava tra fabbriche e case: sarà un ulteriore, per quanto inevitabile e necessario, disagio. «Per questo dobbiamo fare presto, lunedì ne parlerò con Società Autostrade che mi presenterà il piano. Sugli espropri, abbiamo già l'esperienza dei 99 per la realizzazione della Gronda, tutti i cittadini sono stati indennizzati» spiega l'assessore ai Lavori pubblici del Comune di Genova, un architetto della Lega, Paolo Fanghella.

Ma come si abbatte un ponte così alto e massiccio, limitando i danni nelle aree circostanti? Ieri Antonio Brencich, (colui che negli anni passati aveva messo in guardia sul possibile deterioramento dell'opera di Morandi), docente di Costruzioni in cemento armato dell'Università di Genova, membro della commissione d'inchiesta istituita dal Ministero delle Infrastrutture, ha spiegato: «La struttura che esiste non può essere salvata, ha gli stessi problemi delle altre crollate e gli edifici sotto vanno demoliti, ma sarà un intervento di estrema difficoltà». Due le ipotesi di lavoro: la prima è più traumatica, procede con microcariche di esplosivo che causano l'implosione della struttura. E' evidente che in questo modo, tutta l'area intorno va isolata e messa in sicurezza, ma si tratta di una tecnica che consente maggiore rapidità per poi iniziare la ricostruzione del ponte. La seconda è più graduale e riguarda ovviamente solo i tronconi del ponte, non gli edifici. Una sorta di rimozione a pezzi, tagliandolo quasi a fette (la banalizzazione serve solo a fare comprendere)

MACERIE
Ma un altro problema, che ben conoscono nelle zone terremotate dove hanno avuto non pochi ritardi proprio per superare questo ostacolo, è quello della rimozione e soprattutto dello smaltimento delle macerie. Sia di quelle su cui stanno lavorando i vigili del fuoco, per liberare il corso del torrente il più rapidamente possibile, sia di quelle che si creeranno con la demolizione del ponte e degli edifici. L'assessore Fanghella: «Di questo si occuperà Società Autostrade, non è escluso che possa ricorrere alle competenze di una sua azienda, la Pavimental. Potremmo anche pensare di portare il materiale in alcune cave che abbiamo in zona e che sono ormai inutilizzate».
Mauro Evangelisti
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