Migranti, bozza italiana per le nuove regole sull'asilo. A Taranto il quarto hotspot

Migranti, bozza italiana per le nuove regole sull'asilo. A Taranto il quarto hotspot
di Sara Menafra
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Lunedì 29 Febbraio 2016, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 21:30
La ridiscussione degli accordi di Dublino, quelli che impongono ai singoli paesi di tenere all'interno dei propri confini i rifugiati in arrivo e consentono di rispedire nello stato di primo approdo quelli che espatriano, potrebbe effettivamente essere alle porte. Ne è convinto il sottosegretario alla presidenza del consiglio Sandro Gozi che ieri ha annunciato: «A marzo la commissione presenterà delle proposte per riformare un regolamento che si è rivelato obsoleto e inadeguato». Sempre stando al calendario di Gozi, «la commissione entro la fine di giugno si è impegnata a trovare un accordo politico sulla polizia europea di frontiera».

LA BOZZA
Dopo l'incontro in cui Jean Claude Junker ha riconosciuto lo sforzo dell'Italia in tema di immigrazione ma anche di rispetto degli impegni europei presi a settembre, la linea comune dalla presidenza del Consiglio al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale, è arrivare all'appuntamento del consiglio dei capi di stato e di governo previsto per l'8 marzo con una propria bozza da mettere sul tavolo. L'obiettivo massimo è il mutuo riconoscimento dei rifugati in tutti gli stati dell'Unione. Un obiettivo che alleggerirebbe Italia e Grecia dal carico di responsabilità che portano ora ma che nessuno considera raggiungibile, almeno in tempi brevi.
 
L'idea quindi è presentare un documento che vada in quella direzione, «superando le rigidità del principio dello stato di primo approdo», dice ancora Gozi e «stabilendo un sistema permanente di condivizione dell'onere dei rifugiati tra tutti i paesi europei, un vero diritto d'asilo europeo con una maggiore convergenza delle regole e delle procedure dei vari stati», insomma un meccanismo di ridistribuzione per quote, più o meno analogo a quello che l'Italia aveva provato a sostenere tra l'estate e l'autunno scorsi. Allora, l'accordo era stato decisamente al ribasso rispetto alle aspettative italiane. E anche quel poco che era stato messo nero su bianco ha funzionato a fatica.

I rifugiati ricollocati dall'Italia all'estero, finora, sono stati poco più di 300, mentre avrebbero dovuto partire in più di 800 a settimana, per rispettare il numero di 20mila entro due anni (e in totale 40mila tra Italia e Grecia). Numeri bassissimi, non solo per la scarsa volontà dei paesi che si erano inizialmente dichiarati disposti all'accoglienza. A poter essere ”redistribuiti” sono solo i provenienti da Siria, Iraq ed Eritrea, il meccanismo è molto farraginoso e non consente ai migranti di dare nessuna indicazione personale anche quando la scelta è legata all'esistenza di una comunità familiare.

NUOVO HOTSPOT
La linea italiana resta quella del rispetto degli accordi. Oggi, quindi, apre un nuovo hotspot per accogliere ed identificare i nuovi arrivati, a Taranto e sempre oggi in Italia arriveranno da Beirut arriverà a Fiumicinoi primi profughi siriani che grazie al progetto dei «corridoi umanitari», entrerà in tutta sicurezza e legalmente in Italia. Si tratta di 24 famiglie, 93 persone in tutto, di cui 41 minori.

Molto più complicata la situazione in Grecia. Tra i «50.000 e i 70.000 migranti» rischiano di rimanere bloccati a marzo dopo la stretta agli ingressi decisa dai Paesi balcanici. A lanciare l'allarme è il ministro delle politiche migratorie di Atene, Yannis Mouzalas. «Abbiamo un piano di emergenza, ma ci auguriamo che l'Unione europea si muova più velocemente» per affrontare la crisi, ha detto il responsabile intervistato dalla tv Mega. «Ci sono attualmente 22.000 migranti intrappolati in Grecia», ha aggiunto.
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