Pensionato sorprende ladro e lo uccide: «Al piano di sotto c'erano i miei nipoti: ho dovuto sparare»

Pensionato sorprende ladro e lo uccide: «Al piano di sotto c'erano i miei nipoti: ho dovuto sparare»
di Renato Pezzini
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Mercoledì 21 Ottobre 2015, 03:47 - Ultimo aggiornamento: 10:49

VAPRIO D'ADDA - I vicini dicono che solo ad agosto i ladri sono entrati in casa dei Sicignano quattro volte. Può darsi, ma ai carabinieri risulta invece che l'ultima sua denuncia per furto risale a qualche anno fa. «Ignazio era esasperato» raccontano i parenti che per tutto il giorno vanno e vengono dalla palazzina rosa. Lui sta rinchiuso al terzo piano, ai carabinieri che lo interrogano ripete mille volte la stessa frase: «Non volevo che morisse». Non gli arrivano le voci di chi fa capannello sotto casa sua: «Ha fatto bene». O ancora: «Il cane a forza di essere bastonato alla fine morde».

Ignazio Sicignano è un uomo ancora vigoroso, alto, robusto, la barba bianca.

La pistola l'aveva comperata, e regolarmente denunciata, qualche anno fa. La teneva vicino al letto, ma certo non pensava che un giorno l'avrebbe usata: «Mi serviva solo per sentirmi più tranquillo». Fa mettere a verbale di aver sentito dei rumori insoliti verso l'una. Non si era ancora addormentato del tutto: «Mi sono spaventato, mia moglie dormiva. E nell'appartamento di sotto, con mio figlio e mia nuora, ci sono due bambini piccoli». Dice che non ha neppure fatto in tempo a capire quel che stava succedendo: un'ombra gli si avvicinava, si è alzato, ha sparato.

DUE COLPI IN ARIA

Quelli che abitano in zona sostengono di aver sentito almeno cinque colpi, lui è certo di averne esplosi solo tre. Uno contro il ladro morto, gli altri due dal balcone: «Ma ho sparato in aria perché ho visto che c'erano altre persone. Volevo spaventarli per farli scappare». Poi è rientrato e si è accorto che «l'ombra» a cui aveva sparato in casa era un ragazzo, adesso disteso sul pavimento. Ed è proprio questo che non convince i magistrati visto che il cadavere del giovane romeno è stato trovato sulle scale, fuori dall'appartamento.

«In realtà» fanno sapere dalla Procura «l'accusa di omicidio volontario per il momento ha soprattutto una funzione tecnica: ci consente di fare accertamenti che altrimenti non potremmo fare». Ma è anche un'accusa che fa capire come ci siano ancora molte cose da chiarire, molti dettagli da decifrare. Nessuno, nella famiglia di Sicignano, vuole commentare la decisione dei magistrati: «Mio padre sta bene, per come può stare bene uno a cui è successa una cosa così. E altro non voglio dire». Fino a due mesi fa nella palazzina viveva anche la madre del pensionato e lui si stava riprendendo solo adesso dal trauma della sua morte.

Adesso l'ex venditore di strumenti musicali (aveva gestito un negozio in paese fino a due anni fa) si sente strattonato da chi lo vuole trasformare in un eroe e da un'accusa che lo dipinge come un uomo dalla pistola troppo facile. Lui non vuole essere né l'uno né l'altro. «Non volevo che morisse» continua a dire a tutti quelli che vanno a trovarlo. Nei prossimi giorni sarà nuovamente interrogato.