Il Cie di Ponte Galeria, lungo la Portuense, tra l’estrema periferia ovest e l’aeroporto di Fiumicino, è un posto isolato da tutto e da tutti: mura alte tre metri per proteggere il perimetro esterno, illuminazione quasi a giorno anche di notte, sorveglianza armata ovunque, anche perché nello stesso complesso ci sono gli uomini e i mezzi del Reparto Mobile di Roma della Polizia. Ma l’aspetto da fortezza inaccessibile in qualche modo inganna. Gli immigrati, in passato, hanno inscenato proteste clamorose e ci fu anche una specie di fuga di “massa” nelle campagne, con i muri scavalcati come in un film, senza che nessuno riuscisse a fermare i clandestini.
La protesta di ieri è esplosa, paradossalmente, in un periodo di calma relativa. Nel Cie vengono trattenuti, in attesa di decisioni, tutti i clandestini fermati nella zona di competenza della Questura di Roma e anche alcune prostitute. Ci sono stati periodi di incredibile sovraffollamento. Ma attualmente i “detenuti” - di questo si tratta ancorché non ci siano condanne - sono un centinaio. Due dei quattro immigrati che si sono fatti le prime cuciture hanno vent’anni e sono a Ponte Galeria da pochi giorni, gli altri due marocchini ne hanno una trentina ed erano già stati più volte “ospiti” del complesso vicino all’autostrada Roma-Aeroporto.
L’INTERVENTO MEDICO
I quattro, trattenuti da un mese, secondo la Questura sono stati «immediatamente» soccorsi dagli agenti ed è stato avvertito il medico di turno nel Centro. Il dottore è andato a vedere gli immigrati e ha fatto un dettagliato rapporto ai superiori. I magrebini, secondo il sanitario, «si sono dati un punto a un angolo della bocca ma questo non impedisce né la masticazione né la deglutizione». Traduzione: se l’obbiettivo dei quattro marocchini era farsi portare in ospedale - e poi dileguarsi - niente da fare: «Non c’è bisogno di alcun ricovero - è stato il responso - perché non si ravvisano pericoli reali per la salute». Parole, magari fondate dal punto di vista clinico, che potrebbero però innescare chissà quante altre polemiche. Il clima, ormai, è quello che è.
«LUOGHI DISUMANI»
Non a caso il sindaco di Roma, Ignazio Marino, non appena è circolata la notizia, ha chiesto la «revisione della legge Bossi-Fini» e la «riapertura del dibattito sui Cie». Marino, intervenuto su Facebook, li ha definiti «luoghi disumani» sostenendo che vengono «equiparate ai criminali persone che fuggono da guerre, violenze e povertà». Ma i quattro iniziatori della protesta, secondo la Questura, «sono semplicemente persone trattenute in quanto non in regola con il complesso delle norme sul soggiorno». Un anno fa a Ponte Galeria scoppiò una rivolta: immigrati sui tetti, materassi in fiamme, la zona in assetto di guerra. C’era in programma l’espulsione di un nigeriano. Finì con otto arresti e una poliziotta ferita.
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