Vannacci: «Ius scholae, è Forza Italia che vuole rompere. Bersani? Ritiro la querela se si scusa»

L'eurodeputato torna a parlare anche della vicenda con l'ex segretario del Pd

Vannacci: «Ius scholae, è Forza Italia che vuole rompere. Bersani? Si scusi»
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sabato 24 agosto 2024, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 25 agosto, 11:34

«A parte che non esiste in altri Paesi europei, e poi noi ci basiamo sullo ius sanguinis mentre gli Usa sullo ius soli perché hanno fondato l'esistenza della loro stessa nazione sull'immigrazione. A differenza dell'Italia che ha una radicata storia di emigrazione». Così, in un'intervista al QN, il generale eurodeputato Roberto Vannacci, ribadisce il suo no allo ius scholae. «La cittadinanza italiana invece è frutto di un percorso di accettazione e condivisione di ideali, principi, cultura, conoscenza, storia, usi e costumi e non si limita alla frequenza di 2, 3, 5 anni di scuola» sottolinea. E sulla posizione di FI dice: «Continuo ad affermare il mio principio, non sono io quello che 'rompo', ma eventualmente è Forza Italia che lo fa poiché sino a qualche giorno fa era sulle mie stesse posizioni. Peraltro il cambio della legge sulla cittadinanza non ha mai fatto parte del programma di governo con il quale Forza Italia ha fatto campagna elettorale». Poi assicura: «Sarò a Pontida. I rumors sono messi in giro da fazioni che vorrebbero creare zizzania tra me e la Lega o all'interno del centrodestra».

Vannacci-Bersani, botta e risposta

Infine su Bersani. «Sono convinto che i suoi termini siano incontinenti e non giustificati.Ha travalicato dandomi anche del 'testicolo umano', la qual cosa trasforma l'argomentazione in una gazzarra da bassifondi».

Ritirerebbe la querela? «Se Bersani mi chiedesse scusa pubblicamente sarei pronto a chiudere la questione qui: non sono mai stato assetato di vendetta, né mi interessa l'eventuale fattore economico». Immediata la risposta di Bersani: «Quando Vannacci avrà chiesto scusa a ebrei, femministe, omosessuali, neri e a tutti gli 'anormali', del mondo avrà anche le mie scuse». 

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