La lotta al Covid è «una battaglia di diritti e doveri, di civiltà» e lo «Stato è il grande padre di famiglia che deve tutelare la propria comunità» come suoi figli e «sono convinto che in alcuni casi particolati abbia il diritto-dovere di sospendere momentaneamente alcune libertà individuali» se questo «dovesse servire a salvaguardare» la salute collettiva. Lo ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, partecipando ad Omnibus su La7, ribadendo la sua posizione in favore delle vaccinazioni e sulle ipotesi di nuove restrizioni per non vaccinati.
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Su questa linea, ha sottolineato Musumeci, tutti i governatori «sono d'accordo» anche per recuperare, «dopo molti mesi di campagna di convincimento», non gli «irriducibili, ma quelle persone che «sono dubbiose, recalcitranti perché può darsi che ulteriori restrizioni possano convincere i refrattari».
I numeri - «In Sicilia su 382 ricoverati per Covid oltre l'80 per cento non è vaccinato», ha detto ancora il governatore. «Qui nessuno ha certezze assolute perché nessuno ha avuto esperienza di fronte a una calamità sanitaria di dimensioni catastrofiche.
I vaccini - «Oggi siamo consapevolmente convinti che il vaccino rimane l'unico rimedio non per tirarci fuori, ma per consentirci di non andare a finire al cimitero. I numeri parlano chiaro. Fino a quando non avremo fatti progressi e passi avanti dobbiamo convincerci che il vaccino è l'unica soluzione che ci consente di realizzare, con le dosi necessarie, il diritto a restare in queste terra. Siamo di fronte a una calamità sanitaria di dimensioni assolutamente catastrofiche - ha aggiunto il governatore - l'ultima che io ricordi è quella che mio padre aveva vissuto da testimone nel 1918 quando, a sette anni, ha perso sua madre con la Spagnola. La scienza e noi governatori, soggetti attuatori nella lotta al Covid, stiamo imparando vivendola questa emergenza».