L’Italia arriva al confronto condividendo con la Francia l’istituzione di un Fondo che, nel giro di tre mesi, dovrebbe emettere obbligazioni. Il nodo sul quale ci muoviamo in solitaria compagnia è il Mes.
Sulla trincea del Fondo salva-stati, senza condizionalità, l’Italia si ritrova sola senza Parigi e Madrid perché, insieme al Belgio, le due capitali sono pronti ad accettare la modifica e l’inserimento del Mes negli strumenti a disposizione per affrontare la crisi. Se la posizione italiana muterà, è possibile che si arrivi ad un accordo e la piccola economia olandese dovrà piegarsi se non vuole ritorsioni su altri fronti.
Dopo i ripetuti flop, un’altra fumata nera sarebbe difficile da spiegare non solo alle opinioni pubbliche ma anche ai mercati finanziari che si attendono dall’Europa un segnale di unità. Senza uno sforzo comune, il collasso della zona euro sarebbe inevitabile e il Nord Europa ne avrebbe tutta la responsabilità. Per l’Italia sarebbe un problema “fare da soli”, come ha sostenuto il premier Conte, ma per la Germania si tradurrebbe in un disastro aver condiviso il fallimento con l’Olanda. L’unificazione della Germania si poggiò sull’euro è un fallimento della moneta unica avrebbe seri ripercussioni sulla tenuta geopolitica del Paese che rischierebbe di essere schiacciato da Stati Uniti e, soprattutto, dalla Cina.
Per l’Olanda, che ha la metà dell’economia italiana e che molto si regge proprio sull’apertura delle frontiere, significherebbe tornare ai margini, là dove la cartina geografica la colloca.
L’influenza dei sovranismi è pesante, il premier olandese Rutte ne è ostaggio in patria, ma anche in Germania e Italia, il peso si avverte nelle continue invocazioni dell’Europa che provengono proprio dai più euroscettici.
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