Zingaretti blinda l'alleanza Pd-M5S: «Insieme anche alle elezioni»

Zingaretti blinda l'alleanza Pd-M5S: «Insieme anche alle elezioni»
di Simone Canettieri
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Martedì 14 Gennaio 2020, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 10:51
dal nostro inviato
CONTIGLIANO (RIETI) «Un patto di legislatura fino al 2023, subito dopo le elezioni in Emilia Romagna. Comunque vada». Il caminetto nella stanza 101 occupata dal segretario è spento. Ma l'effetto scenografico e politico non cambia. Eccoli, i generali a confronto. Sornioni. Tutti seduti nel salottino del segretario-abbate con un paio di bottiglie di acqua frizzante al centro del tavolo. Nel piano nobile dell'ex convento Nicola Zingaretti, Dario Franceschini, Andrea Orlando e Graziano Delrio decidono e ribadiscono che i dem saranno la forza tranquilla della coalizione.
Anche se dovesse vincere Matteo Salvini il 26 gennaio. Anche se e questo è un timore molto forte il M5S andasse in tilt dietro la crisi di Luigi Di Maio. Sui grillini sono tutti d'accordo: «Insieme anche in caso di elezioni», ragiona Orlando, calciando però la palla fra tre anni. «Questo governo deve essere l'incubatore di un'alleanza futura. D'altronde la nuova legge elettorale favorisce l'accordo», insiste Franceschini.
Chiaro, no? Governo blindato. A doppia mandata. Musica per le orecchie del premier Giuseppe Conte qui chiamato «compagno Giuseppi» - che manda questo messaggio: «Il processo tra Pd e M5S va rafforzato anche in ottica futura».

Insomma quassù, gelo a parte, non c'è uno scenario alla Todo Modo. Nessuna guerra interna, ma tanta consapevolezza: «Detto tra noi: altro che elezioni, ma quando ci ricapita di andare al governo?», confida un ministro dem.
In effetti fino allo scorso luglio questa roba qui era fantascienza. Eppure ora nei capannelli si conciona di Rai («a Salini faremo ballare la rumba: vogliamo Rai1 e la guida dell'intrattenimento!»), ma anche di scenari di guerra molto più seri. Basta basta incrociare lo sguardo grave del ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
A due passi da Greccio si tessono le lodi del presepe del nuovo centrosinistra: che va dalle sardine, corteggiatissime, e arriva fino ai pentastellati guardando anche a Carfagna. «E certo: cosa ha da spartire Mara con Salvini e la Meloni?», si domanda ancora Franceschini.

I big del Nazareno poi si aggiungeranno al vertice le vicepresidenti del partito Anna Ascani e Debora Serracchiani nell'ex cella che fu dell'abbate di questo convento stringono così il patto di San Pastore, che dà il nome alla struttura. Un patto che suona così: al governo comunque vada. Certo: la maratona bisogna riempirla di contenuti, come dice Francesco Boccia. E allora è allo studio una riforma delle aliquote Irpef (guai a parlare di flat tax) e nuove interventi sul cuneo fiscale, interventi per imprese e giovani. Dossier sul tavolo del ministro Roberto Gualtieri e del suo vice Antonio Misiani.
Sui decreti sicurezza, l'amo per le Sardine, la linea è: si cambieranno dopo le regionali, aspettiamo il decreto del ministro dell'Interno Lamorgese. «Si partirà dai rilievi del Colle dice Zingaretti e poi il Parlamento farà il suo lavoro». Di Maio d'altronde in questo momento non ha la forza di opporsi, ma guai a regalare argomenti ora a Salvini. «La partita da noi è aperta, non possiamo permetterci errori», confida Virginio Merola, sindaco di Bologna. Rappresentante di quel partito dei primi cittadini che guarda molto a Giorgio Gori per il futuro («ma io adesso penso alla mia Bergamo»). Il gioco qui è questo: dividere le sorti del partito da quelle del governo.

IL FLIRT
E allora Zingaretti continua il flirt senza passare allo stalking con un mondo che dovrà entrare nella nuova cosa dem. E anche il riccioluto leader sardinista manda messaggi in bottiglia: «Apprezziamo le parole del segretario», dice Mattia Santori. Ma servono i fatti. Come appunto la revisione dei decreti tanto cari a Matteo Salvini. Regna la cautela. Perché del capo della Lega si parla, e fa paura, sull'altro Matteo (Renzi) nemmeno una parola. Un pezzo di Pd sogna il ritorno di D'Alema e Bersani in caso di successo in Emilia, la parte pessimista dei dem guarda già al congresso se dovesse passare la Lega. Nel frattempo, tra le segrete e glaciali stanze dell'abbazia, la parola d'ordine è crioterapia. Congelare il governo per non farlo sciogliere.

 
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