Covid, svolta su cinema e teatri: l’ok del Cts per il 27 marzo

Covid, svolta su cinema e teatri: l’ok del Cts per il 27 marzo
di Alberto Gentili e Francesco Malfetano
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 02:22

 Solo domani la cabina di regia dell’Istituto superiore della Sanità e del ministero della Salute e poi il Comitato tecnico scientifico (Cts) metteranno nero su bianco le raccomandazioni per il nuovo Dpcm. Ma come ha spiegato Roberto Speranza in Parlamento, d’accordo con Mario Draghi che ha scelto la linea della «massima cautela e prudenza sulla base di dati oggettivi», gli italiani non devono aspettarsi alcun allentamento delle misure anti-Covid. Anzi. 

 


Anche a Pasqua, a dispetto degli altolà di Matteo Salvini, ci sarà il coprifuoco, i ristoranti e i bar chiuderanno alle sei di sera (si valuteranno dopo la prima settimana di aprile deroghe per le zone a più basso rischio), lo sci resterà vietato, come proibiti rimarranno gli spostamenti tra Regioni e verso le seconde case se in zona rossa. Insomma, il nuovo Dpcm che sarà varato lunedì e avrà validità fino al 6 aprile (la bozza oggi verrà consegnata alle Regioni), sarà tale e quale a quello in scadenza. Con una sola possibile eccezione: cinema e teatri potrebbero riaprire il 27 marzo. Così è stato deciso ieri sera in un vertice a palazzo Chigi con Speranza, Maria Stella Gelmini (Regioni), Daniele Franco (Economia), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo), Dario Franceschini (Cultura), Stefano Patuanelli (Agricoltura) ed Elena Bonetti (Famiglia).


A spingere Draghi, Speranza e Gelmini a non rendere più lasche le misure sono i dati dell’epidemia. L’aggressività delle varianti - in primis quella inglese che ha un indice di trasmissione del virus del 39% superiore al ceppo originario del Covid-19 - hanno prodotto infatti un aumento dei contagi del 10% in pochi giorni (ieri quasi ventimila nuovi positivi) e spinto ben 41 Province a decretare la massima allerta con zone rosse “chirurgiche” in numerosi Comuni e Province.


Durante un incontro con le Regioni che chiedevano di superare il sistema per fasce (bianco, giallo, arancione e rosso), la Gelmini ha messo a verbale: «Questo governo non vuole usare la logica del cacciavite, ma per cambiare completamente un metodo, il sistema delle fasce, ne serve uno diverso.

E al momento mi pare che questo non ci sia, perché nessuno ha indicato un metodo alternativo». Ed è stata bocciata anche l’ipotesi di norme su base provinciale.


La stessa Gelmini tiene a sottolineare che con il nuovo governo «però l’approccio è cambiato, c’è una discontinuità responsabile». La prima novità è un’interlocuzione «più attenta e assidua» con le Regioni. La seconda l’anticipo del provvedimento al lunedì, in modo di consentire ai cittadini e alle attività economiche, di uniformare per tempo il loro comportamento alle nuove regole. Tant’è, che il Dpcm («più breve e più leggibile», garantisce un ministro) sarà varato da Draghi lunedì primo marzo, con quattro giorni di anticipo rispetto alla scadenza del vecchio provvedimento che avverrà venerdì prossimo. E anche il passaggio di fascia delle Regioni sarà deciso ogni lunedì.
Le altre novità sono la costituzione di un “tavolo tecnico”, come richiesto dai governatori, per rivedere i parametri in base ai quali viene deciso il “colore” delle Regioni. Una revisione del Cts, con la nomina di un portavoce unico per fermare la grandinata di dichiarazioni dei virologi e dei tecnici che ne fanno parte. E sarà lanciata, come richiesto dal veneto Luca Zaia, una campagna di informazione per «illustrare ai cittadini il rischio derivante dalle varianti». In più, i ristori per le attività colpite saranno «il più possibile contestuali» al varo delle misure restrittive (anche delle Regioni, non solo del governo), tant’è che la cabina di regia del governo è stata allargata ai ministri economici Franco e Giorgetti.


L’APERTURA DEL CTS
Buon nuove, probabilmente, per cinema e teatri, quantomeno in zona gialla. Dopo il pressing di Franceschini che vorrebbe riaprire questi settori il 27 marzo (festa mondiale del teatro), il Cts ha dato un primo ok con qualche riserva. Un via libera non ancora definitivo perché, a quanto si apprende, non saranno accolte alcune delle richieste del dicastero della Cultura e ieri sera il vertice di palazzo Chigi ha sospeso il giudizio.
Ad esempio non è stata accolta la richiesta sul da farsi nel caso in cui, a teatri riaperti, una Regione passi da un colore all’altro. Per gli aperturisti, come Franceschini e alcuni componenti del Cts, salvo esplosioni di contagi si dovrebbe portare lo spettacolo a termine come da calendario per non penalizzare i lavoratori e le produzioni. Di parere opposto i “rigoristi”, corrente maggioritaria tra gli scienziati e nel ministero della Salute.


Il protocollo, trapela, si baserà su quello della prima riapertura post lockdown dell’anno scorso ma più rigido: accanto agli ingressi contingentati e all’areazione dei locali, saranno introdotti biglietti nominativi e prenotazioni online (in modo da poter tracciare gli eventuali contagi), mascherine Ffp2 per tutti e sempre (pubblico e lavoratori, anche durante lo spettacolo) e sanificazione della sala ad ogni pausa. Inoltre, per rispettare il coprifuoco, l’ultima visione non potrà che finire prima delle dieci di sera.
 

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