Per molti era la sua vittoria agli Oscar era già scritta. Dopo il trionfo ai Golden Globes per la performance in "Emilia Perez", Karla Sofia Gascon doveva sbancare anche ai premi più importanti del cinema. Poi, però, nel giro di qualche ora tutto è crollato. Le quotazioni, il parare degli esperti cinefili, l'appoggio sui social. Il motivo? Alcuni vecchi tweet islamofobi e razzisti ripescati da Variety.
I post islamofobi e razzisti
Un'ombra sugli Oscar: la star di Emilia Perez Karla Sofía Gascón è sotto tiro per una serie di post sui suoi profili social dal sapore islamofobo e razzista.
Le critiche agli Oscar del 2021
Gascon, che è la prima attrice apertamente trans candidata agli Oscar, ha polemizzato anche con la cerimonia dgli Oscar 2021, la prima dopo la pandemia in cui il premio per il miglior film andò a Nomadland: «Sempre più spesso gli Oscar sono una cerimonia per film indipendenti e di protesta. Non so se ho visto un festival afro-coreano, una manifestazione del movimento Black Lives Matter o un 8M», ha scritto, usando un'espressione (8 marzo) che, specialmente in Spagna e in America Latina, è associata a manifestazioni per i diritti delle donne e alla lotta contro la violenza di genere: «A parte questo è stato un brutto, brutto, brutto gala».
Le scuse e le "ripercussioni"
«Mi dispiace aver causato dolore. Essendo parte di una comunità marginalizzata, conosco bene questa sofferenza», ha detto la superstar di Emilia Pérez la cui candidatura era stata salutata come apripista: prima donna apertamente trans in cinquina nella storia degli Oscar. Con ben 13 nomination tra cui quella per il miglior film, lo stesso musical di Jacques Audiard su un narcos che cambia sesso era finora considerato front runner assieme a The Brutalist in vista della notte delle stelle del 2 marzo a Los Angeles: la chance per Netflix di conquistare l'ambito premio sfuggito finora con Roma di Alfonso Cuarón (che nel 2019 vinse per la regia e il film internazionale) e poi con Marriage Story di Noah Baumbach, The Irishman di Martin Scorsese, Mank di David Fincher, The Power of the Dog di Jane Campion e l'anno scorso Maestro di Bradley Cooper.
Emilia Pérez, acquistato a Cannes, sembrava finora la migliore chance di sempre per Netflix che aveva costruito una strategia attorno alla Gascón, candidandola come miglior attrice protagonista e presentando la performance di Zoe Saldaña come comprimaria nonostante la storia sia raccontata dal punto di vista di Rita e Saldaña abbia più tempo di Karla Sofia sullo schermo. Una cover story su Gascón nell'Hollywood Reporter aveva enfatizzato il suo coinvolgimento creativo, sottolineando come sarebbe stata lei a spingere Audiard a passare da un'idea inizialmente comica a un'esplorazione più sincera della scoperta di sé. All'inizio di gennaio poi Karla Sofia aveva accettato il Golden Globe per il miglior film musicale o commedia a nome dell'intera produzione: «Non potrete portarci via la nostra anima, la nostra resistenza, la nostra identità». L'attrice non aveva specificato a chi si era rivolta, ma era chiaro a tutti che «noi» si riferiva ai trans e «voi» ai movimenti politici motivati dalla paura e dall'odio verso un «altro», come quello di Donald Trump che di li' a pochi giorni si sarebbe insediato di nuovo alla Casa Bianca. Agli Oscar Karla Sofia se la dovrà vedere contro un pool agguerritissimo, tra Demi Moore per Substance, Fernanda Torres per io Sono Ancora Qui, Cynthia Erivo per Wicked e Mikey Madison per Anora. La nuova polemica si aggiunge a quella dei giorni scorsi quando la Gascón, intervistata da un giornale brasiliano, aveva criticato le campagne online contro di lei e Emilia Pérez prendendo di mira il team che lavora con la Torres: «Non ho mai, in nessun momento, detto nulla di negativo su Fernanda o sul suo film, ma ci sono persone che lavorano con lei che stanno cercando di distruggere me e Emilia Pérez. Questo dice più sul loro film che sul mio».