Chiara Francini ritorna a parlare della morte del suo primo fidanzato, Alessio Rapezzi. Nella lunga intervista al Corriere della Sera l'attrice e conduttrice ha raccontato anche l'uscita del suo nuovo romanzo, "Le querce non fanno i limoni", in cui attraversa mezzo secolo di storia italiana, dalla Seconda guerra mondiale agli anni di piombo, con gli occhi di Delia, una donna che ha resistito al dolore e al conflitto.
Ma è stato dato spazio anche al passato di Chiara, dall'amore e la sofferenza per Rapezzi, a quello per la mancata maternità, oggetto del monologo a Sanremo 2023.
La morte dell'ex fidanzato
Oggi Chiara Francini è felice e innamorata, al CorSera scherza, «Convivo con lo stesso uomo da diciannove anni. Anche quella è una forma di resistenza», eppure il dolore e la paura della morte lei li conosce bene, soprattutto dopo l'addio all'ex Alessio Rapezzi.
«Poco tempo fa è morto il mio primo fidanzato, Alessio. Un dolore grande, ma anche una rivelazione. Ho capito che quando qualcuno è vivo anche il ricordo resta acceso. Quando muore, quel ricordo cambia forma. Non è più esperienza: diventa memoria, non più condivisione, ma responsabilità - racconta nell'intervista -. Forse è per questo che ho scritto un romanzo che guarda così tanto al passato. Perché laggiù ci sono le origini, le ferite, ma anche le forze che ci tengono su. E se impari ad attraversarlo, il passato ti dà una direzione e ti insegna a fallire».
Chi era l'ex fidanzato
Alessio Rapezzi era originario di Campi Bisenzio ed era un dirigente calcistico molto apprezzato e stimato nel suo settore.
In un'intervista a DiPiùTv, Francini aveva dichiarato l'intenzione di voler ricordare Alessio Rapezzi nel suo show Forte e Chiara, andato in onda ad aprile dello scorso anno: «Parlerò dei miei amori a cominciare dal primo anche se è un argomento molto molto doloroso, il mio primo fidanzato, infatti, è morto a febbraio per un malore improvviso».
Il monologo a Sanremo
Nel 2023 Chiara Francini era salita sul palco del Festival di Sanremo con un monologo molto importante sulla maternità mancata: «Era un monologo sulla donna. Su cosa significhi, per me, essere donna oggi. Ho scelto un testo mio, perché sapevo che una platea così non l’avrei mai più avuta. Volevo dire qualcosa che mi appartenesse, ma che potesse risuonare in molte. La maternità è un miracolo che solo il corpo femminile può partorire, per questo è da sempre la croce e la bellezza dell’essere donna. E anche se sei emancipata e moderna, prima o poi quel pensiero ti bussa. Ci sono donne che non lo vogliono quel miracolo, ma almeno una volta si sono chieste se quel rifiuto le rendesse sbagliate. Ci sono quelle che lo vogliono, ma non riescono e si sentono sbagliate. E poi ci sono quelle che lo vogliono e lo ottengono; ma quando arriva, quel miracolo, capiscono che forse non era un miracolo. O almeno, non lo era per loro. E si sentono morire».