L'assalto nella villa del petroliere Miotto: bottino stellare, banda di professionisti in fuga con 1 milione

Il petroliere Giancarlo Miotto
di Maria Elena Pattaro
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Martedì 16 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:59

MOGLIANO - Un bottino stellare, che si aggirerebbe addirittura sul milione di euro tra gioielli, orologi di lusso tra cui diversi Rolex e altri oggetti preziosi. E’ caccia alla banda che domenica sera, pistole in pugno, ha rapinato la sontuosa villa del noto petroliere Giancarlo Miotto, 79 anni, tenendo in ostaggio lui, la moglie di 51 anni, la figlioletta di 7 e due domestiche. Sui quei 40 minuti da incubo - ripresi dalle telecamere della villa - indagano ora i carabinieri della compagnia di Treviso e del Nucleo investigativo. L’ipotesi è che si tratti di una banda dell’Est Europa. Agli ostaggi parlavano in un italiano con accento straniero, tra loro in albanese, secondo una domestica. Quattro i rapinatori che hanno fatto irruzione poco prima delle 19.30 ma i complici sarebbero di più, con almeno un altro uomo a fare da palo e a garantire la fuga. Secondo gli investigatori il piano, studiato nei minimi dettagli, prevedeva anche più di un’auto per la fuga.

I FILMATI

I militari stanno passando al setaccio tutti gli elementi raccolti, a partire dai filmati delle telecamere della villa.

Le immagini, già acquisite, verranno incrociate con quelle delle videosorveglianza comunale e dei lettori targa per ricostruire il tragitto fatto dai malviventi e arrivare a smascherarli. Anche i rilievi fatti all’interno e all’esterno della villa potranno restituire indizi preziosi in termini di impronte e tracce. Così come le testimonianze raccolte: i carabinieri hanno sentito gli ostaggi e il custode subito dopo i fatti. E in queste ore verranno sentiti anche le altre figure che gravitano attorno alla villa. Cinque le persone in casa al momento dei fatti, mentre il custode tuttofare Sami sarebbe arrivato poco prima che scattasse l’allarme generale innescato dall’apertura del caveau. La sirena è partita alle 19.39. Tutte le sere lo straniero a fine turno libera in giardino i due pastori maremmani. Anche questo è un dettaglio che i malviventi potrebbero aver preso in considerazione per pianificare l’ora in cui entrare in azione. Così da evitare di trovarsi i cani alle calcagna. Tutte le piste, al momento rimangono aperte: dalla banda trasfertista specializzata nei colpi in villa, alla rapina “su commissione”: Miotto sostiene infatti che uno dei rapinatori fosse al telefono «come se ricevesse degli input».

LA RICOSTRUZIONE

I malviventi, travisati dal passamontagna, si sono introdotti nella villa scardinando la porta-finestra della cucina con un piede di porco. L’unico infisso non protetto dagli scuri ma chiuso soltanto a chiave. Due di loro avevano delle pistole. Il resto dell’equipaggiamento comprendeva torce elettriche e sacchi in cui infilare la refurtiva. I rapinatori avevano ben chiaro l’obiettivo. La banda si è mossa in fretta e con sicurezza, a caccia delle casseforti nascoste nella dimora, da farsi aprire dietro minacce anche di morte. Il fatto che non si siano “accontentati” dopo l’apertura del primo forziere, quello nella camera da letto, ma che abbiano insistito fino a mettere le mani nel caveau induce a pensare che conoscessero l’obiettivo.

IL BASISTA

Forse grazie a un basista. Che potrebbe essere l’interlocutore misterioso con cui dialogava uno dei rapinatori, stando al racconto di Miotto. Sospetti precisi al momento non ce ne sono ma l’attenzione degli inquirenti si concentrerà su chi ha avuto contatti con la villa e i suoi inquilini. In base alle prime ricostruzioni la banda sarebbe scappata percorrendo a ritroso il tragitto fatto all’andata: ovvero passando attraverso la porta-finestra scardinata per poi dileguarsi passando attraverso il giardino della villa. Il custode si è trovato faccia a faccia con uno di loro in garage. Nella fuga i malviventi hanno abbandonato diverse borse griffate che avevano arraffato poco prima: zavorre che ne avrebbero rallentato la fuga.

IL PRECEDENTE

I carabinieri stanno esaminando possibili collegamenti con altri colpi simili. La notte tra il 6 e il 7 luglio, sempre lungo in Terraglio, ma nel territorio di Preganziol, era finita nel mirino la villa di un altro personaggio molto noto e facoltoso: Giuseppe Marcello del Mayno, coetaneo di Miotto. Lui, la moglie e la figlia erano stati presi in ostaggio da tre malviventi che, armati di cacciaviti, si erano fatti consegnare contanti e preziosi. Anche in quel caso la banda aveva scavalcato la recinzione e aveva forzato una finestra al pianterreno, colpendo però nel cuore della notte. 

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