LA RICHIESTA
La donna risultata contagiata al Covid 19 ha un figlio, anche lui positivo, che lavora all'Aia. «Chiediamo - spiega Augustin Breda, delle Rsu Electrolux - che senza interrompere la catena produttiva si proceda ad un screening di massa su tutta la popolazione all'interno dell'Electrolux, il pericolo non è rappresentato tanto dalle persone che accusano sintomi ma dagli asintomatici, che sono i veri propagatori dell'infezione. Solleciteremo l'usl per un intervento straordinario utile a evitare il rischio clusters modello Aia». Linea che è condivisa dalla Cisl di Treviso e Belluno. «Le azienda - spiega il segretario generale Cinzia Bonan - hanno detto che avrebbero acquistato test per fare tamponi a tutti i propri addetti. Che li facciano, allora. Se le grandi imprese non si comportano come la situazione impone non possiamo pretendere che lo facciano le piccole. Servono degli esempi». «Occorre prendere atto - continua il segretario Cisl - dell'estrema delicatezza della fase in corso, con aziende chiamate a riaprire e soprattutto quella grande macchina organizzativa che si chiama scuola che si rimette in moto. Occorre fissare una data zero, e per fare questo alla Electrolux, così come in ogni grande insediamento produttivo, sarebbe il caso di fare i tamponi a tutti, andando a identificare quegli asintomatici che, loro malgrado, sono il vero e proprio fulcro dell'infezione».
IN MIGLIORAMENTO
Intanto arrivano i primi riscontri ai secondi tamponi effettuati all'Aia di Vazzola, divenuto il cluster principale del contagio in provincia di Treviso. Su centosettantasei lavoratori a cui è stato fatto il test settanta risultano negativizzati. Nel dettaglio 76 tamponi sono stati eseguiti su lavoratori dello stabilimento principale, con 53 negativi e 27 su operatori della Vierre Coop, con 17 negativizzazioni. «Questo trend sottolinea il direttore generale dell'Ulss 2, Francesco Benazzi - conferma in pieno quanto avevamo detto, ovvero che l'andamento all'Aia è identico a quello della Caserma Serena: ci attendiamo, nell'arco di una quindicina di giorni, la negativizzazione di quasi tutti i lavoratori positivi, peraltro in gran parte totalmente asintomatici».
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