Ha fatto scalpore la polemica sollevata dalla influencer australiana Abbie Chatfield che tramite un post su Tik Tok ha accusato di maschilismo un hotel veneziano, che le aveva portato un menù di cortesia, ovvero senza indicazioni di prezzo. La ragazza ha fatto notare tramite video che in famiglia era lei quella che portava, letteralmente, a casa la pagnotta e che quindi si era sentita profondamente offesa da questa operazione del ristoratore lagunare. Una galanteria o un retaggio antiquato che vede la donna come subalterna rispetto all’uomo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei più noti ristoratori friulani.
IL VIAGGIO
Partiamo proprio da una donna, ovvero Michela Scarello che dirige la sala del rinomato e (bi)stellato “Agli amici” di Godia(Ud). «Il nostro menù non fa distinzione di genere: i prezzi sono chiari per tutti. Lo facciamo ormai da tanti anni. Le condizioni sono cambiate rispetto ad un tempo.
GLI ALTRI
Allarga ancora di più il campo Gianpiero Zanolin del Moderno di Pordenone: «Noi siamo orientati a dare a tutti il menù normale – osserva – tuttavia trovo stucchevoli e pretestuose queste polemiche che nascono sui social che, secondo me, mirano semplicemente ad un aumento di visibilità. Credo che alla fine il rispetto per la donna vada manifestato in un altro modo e che il giudizio sul ristoratore si basi sulla qualità del servizio e sulla bontà del cibo». «Sinceramente non capisco il significato di offrire un menù senza prezzi – è l’opinione di Roberto Spina de “Al Gallo” di Piazzetta S. Marco a Pordenone – non tendo a dividere i clienti tra maschi e femmine e la trovo una forzatura». Niente menù differenziati anche “Alla Catina” e al “Podere dell’Angelo”. «Era una moda che si basava sulla galanteria – osserva lo chef Carlo Nappo – ora non si fa più. Se devo però dare una mia opinione non la trovo una cosa del tutto sbagliata. Se questa viene vista non come una sopraffazione dell’uomo sulla donna, ma come un’attenzione speciale, come ce ne sono tante nel nostro mondo. Per fare un esempio servire per prime le commensali. È un peccato se questi gesti danno adito a polemiche. Dipende dai punti di vista. Ovviamente se il sottotesto è “una donna non può permettersi una cena” la cliente ha assolutamente ragione». «Sposiamo la trasparenza – dice Massimiliano Sabinot al Vitello D’Oro di Udine –magari non saremo giudicati gentili. È una cosa vecchia e quasi più nessuno la fa. Lo facciamo solo a richiesta espressa da chi prenota. La trovo una cosa sbagliata che può alimentare polemiche inutili e non aggiunge nulla all’esperienza al ristorante». Il giro si conclude Alla Tavernetta di Udine: «Ci fa piacere essere cortesi con le nostre clienti – racconta il proprietario Roberto Romano – ma lo facciamo in altri modi e consegniamo loro lo stesso menù degli uomini. Chi fa il contrario, però, non credo debba essere bollato di sessismo» .