Moldova, assalto alla sede del governo e il ruolo della Transnistria: cosa sappiamo (e come nascono le proteste)

Tra la folla, spicca una donna che arringa incollata al megafono, Marina Tauber, numero due del Partito Shor fondato dal grande sobillatore e oligarca filo-russo in esilio, Ilan Shor

Moldova, l'assalto alla sede del governo del filorussi e i timori di una nuova Ucraina: cosa sappiamo
di Marco Ventura
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 08:54

In migliaia sfilano per le strade di Chisinau, la capitale moldava, e qualche centinaio cerca di forzare i blocchi della polizia ed entrare nel Palazzo del Governo. Tra la folla, spicca una donna che arringa incollata al megafono, Marina Tauber, numero due del Partito Shor fondato dal grande sobillatore e oligarca filo-russo in esilio, Ilan Shor. I suoi sostenitori hanno costituito il cosiddetto Movimento del Popolo e adesso, forti solo di 6 seggi sui 101 del Parlamento della Moldova, sperano di destabilizzare il Paese stretto tra la Romania e l'Ucraina, alle prese anche con una lunga spina nel fianco rappresentata dall'enclave filo-russa (presidiata da soldati di Mosca) della Transnistria. Nelle ultime settimane, più volte, i cieli della Moldova sono stati violati dalle giravolte killer di missili lanciati dalle unità della Marina russa nel Mar Nero. A mo' di provocazione. E la presidente della Moldova e leader del partito filo-occidentale che ha ottenuto per Chisinau lo status di candidato all'ingresso nell'Unione europea, Maia Sandu, ha di recente denunciato i tentativi di golpe di gruppi finanziati da Mosca. Il segretario generale della Nato, Stoltenberg, ha più volte sottolineato la necessità di difendere la Moldova dalle minacce russe, e elogiato la collaborazione con l'Alleanza. Sarebbe grave se a Ovest dell'Ucraina si aprisse un fronte Moldavo, con il rovesciamento del legittimo governo filo-occidentale e l'ingresso nel Paese di truppe russe dalla Transnistria.

 

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LA DISINFORMAZIONE

Nei giorni scorsi, il Cremlino ha avviato una campagna di disinformazione che accreditava l'intenzione degli ucraini di invadere la Moldova.

Tutte accuse seccamente smentite da Chisinau. I filo-russi fanno leva sulle difficoltà che il Paese sta affrontando dopo il rincaro delle bollette dovuto al crollo di forniture di gas russo. «Via Maia Sandu!», «Dimettiti!», urlavano ieri i dimostranti, chiedendo alla presidente di evitare il coinvolgimento della Moldova nel conflitto (al fianco dell'Ucraina, ovvio). L'oligarca Shor dal suo esilio ha rimproverato alla polizia di sabotare i pacifici comizi, setacciando senza ragione auto e bus di comizianti che cercavano di raggiungere il centro della capitale. «Combattere il proprio popolo è l'ultimo rifugio dei tiranni e l'inizio della loro caduta».

 

 

Il timone del governo, dopo le dimissioni a sorpresa della premier, Natalia Gavrilita, è passato al consigliere per la sicurezza della presidente Sandu e ex ministro dell'Interno, Dorin Recean. Ulteriore segnale di una situazione precaria. Il piano attribuito dalla Sandu ai servizi russi prevedeva sabotaggi, aggressioni, prese di ostaggi, scesa in campo di eversivi addestrati da Russia, Bielorussia, Serbia e Montenegro. Il governo della Moldova ha chiesto alla Corte Costituzionale di mettere fuori legge il partito Shor, e il procuratore anti-corruzione ha concluso che le proteste delle ultime settimane sono state finanziate con soldi russi. Lunedì, i servizi di sicurezza moldavi (SIS) avevano espulso due stranieri accusati di svolgere «attività sovversiva» per destabilizzare il Paese, e avevano puntato l'indice su «determinate forze politiche» che starebbero dietro ai moti di piazza. Secondo il governo, dopo l'invasione dell'Ucraina la popolazione sarebbe ancora di più dalla parte dell'Europa, ma esiste una forte componente storica di filo-russi, quelli che Putin vorrebbe reintegrare nell'Impero. Il conflitto russo-ucraino ha trasformato alcuni Paesi, si legge nella Relazione 2022 dei servizi presentata ieri, «in punti di faglia critica tra Occidente e Russia, in particolare la Moldova, la Georgia e parte dei Balcani occidentali». Niente di buono alle viste, sul fronte orientale.

 

 

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