Guerra dei microchip della Cina: cosa cambia in Europa con le limitazioni all'export di gallio e germanio

I due metalli indispensabili per i chip e usati in campo militare. Il taglio dell'export colpisce l'Europa che dipende quasi totalmente dalle forniture di Pechino

Cina alla guerra dei microchip: cosa cambia in Europa con le limitazioni sull'export di gallio e germanio
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Venerdì 14 Luglio 2023, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 18:46

«Salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali». Il ministero del Commercio cinese giustifica così la decisione annunciata la settimana scorsa di limitare drasticamente l'export di gallio e germanio, due materie prime che fanno parte della lista di “minerali critici” rilasciata dalla Commissione Europea. Si tratta di metalli indispensabili per la produzione di semiconduttori e, di conseguenza, per i microchip alla base delle tecnologie per la doppia transizione digitale e verde. Ma soprattutto si tratta di due materie prime largamente utilizzate in campo militare. A partire dal primo agosto, secondo le nuove disposizioni della Cina, le esportazioni richiederanno una licenza prima di essere autorizzate. Ma soprattutto dovranno essere specificati il destinatario finale delle esportazioni e lo scopo per cui saranno utilizzate. Si tratta in realtà di un provvedimento per la protezione dell’interesse strategico nazionale cinese all’interno del quadro di una guerra commerciale con gli Stati Uniti.

Gallio e germanio, cosa sono le materie prime critiche

Le materie prime critiche sono materiali di importanza economica strategica, caratterizzati allo stesso tempo da un alto rischio di fornitura per questioni politiche, commerciali e ambientali. Senza le materie prime critiche non e possibile realizzare la transizione digitale e verde, perche sono componenti essenziali per la produzione di semiconduttori - materiali in grado di consentire o bloccare il passaggio di elettricita - che sono alla base dei microchip, piccoli dispositivi che possono memorizzare grandi quantita di informazioni.

I microchip a loro volta permettono il funzionamento di computer, smartphone, pannelli fotovoltaici, pale eoliche, automobili e qualsiasi apparecchio abbia almeno una componente elettronica. Nello specifico delle restrizioni cinesi dei due metalli rari, il gallio e utilizzato nei semiconduttori composti che combinano piu elementi per migliorare la velocita e l’efficienza di trasmissione (schermi Tv, smartphone, pannelli solari, radar), mentre il germanio per le comunicazioni in fibra ottica, per gli occhiali per la visione notturna e per l’attrezzatura di esplorazione dello spazio (come le celle solari che alimentano i satelliti).

Cina prima esportatore di materie prime critiche

Nel 2022 la Cina ha esportato 94 tonnellate di gallio e 43,7 tonnellate di germanio, coprendo rispettivamente circa l’80% e il 60% della produzione mondiale. Secondo uno studio pubblicato dai servizi della Commissione Ue, i Ventisette importano dalla Cina il 71% del gallio e il 45% del germanio necessari per la produzione industriale. Questa dipendenza deriva dal fatto che Pechino e riuscita nel tempo a tenere le proprie materie prime critiche a un prezzo basso, nonostante il processo di estrazione di alcune di esse sia piuttosto costoso. Per esempio, gallio e germanio non si trovano in natura, ma sono il sottoprodotto di altre lavorazioni, come carbone, bauxite, zinco e alluminio. 

L'Ue senza gallio e germanio: le conseguenze in Europa 

La decisione cinese rischia di mettere in crisi l’Unione Europea. L’impatto per i 27 Paesi membri Ue dipenderà dal tipo di applicazione delle restrizioni, perché le esportazioni sono state sottoposte non a sospensione ma a maggiori controlli. Gli esportatori dovranno richiedere una licenza specifica per gallio e germanio al ministero del Commercio cinese, con informazioni su acquirenti e ordini effettuati. Per questo motivo l’Unione europea ha già iniziato un processo di analisi della situazione e delle risposte da mettere in campo, affinché i Paesi non si ritrovino completamente impreparati di fronte a una possibile nuova crisi di approvvigionamento. «Non ripeteremo gli errori della pandemia e del gas russo» ha dichiarato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. L’esecutivo comunitario è già al lavoro per tamponare la nuova emergenza sulle materie prime critiche necessarie per le tecnologie digitali e verdi e, in attesa dell’entrata in vigore delle limitazioni alle esportazioni cinesi delle due materie prime critiche a partire dal primo di agosto, a Bruxelles si sta studiando attentamente una soluzione. «In una situazione come questa dobbiamo chiarire quali settori nello specifico ne sono dipendenti, quali catene di approvvigionamento sono coinvolte e soprattuto chi altro ci puo fornire questi materiali», ha spiegato von der Leyen, delineando il processo che dovrà prevenire una situazione «molto difficile».

La via d’uscita per Bruxelles risiede nella diversificazione della catena di approvvigionamento del gallio, del germanio e di tutte le altre materie prime critiche su cui l’Unione dipende in larga parte da Pechino. «Abbiamo accumulato esperienza e abbiamo imparato quanto e importante avere molti partner che condividono la nostra visione». La base di partenza su cui impostare una possibile risposta già c’è ed è il “Critical Raw Materials Act”, la proposta di Regolamento sulle materie prime critiche presentata lo scorso 16 marzo. Al suo interno c’è proprio una sezione dedicata a un consorzio di partner internazionali (consumatori e produttori) - il Club delle materie prime critiche «in formazione» - che spingerà la diversificazione delle catene di approvvigionamento globali: «Avremo una risposta veloce contro questo tipo di misure coercitive e una migliore panoramica su chi puo aiutarci con le forniture», ha messo in chiaro von der Leyen. L’impatto per i Ventisette dipenderà dall’applicazione delle restrizioni da parte di Pechino, perché le esportazioni non sono state soppresse ma sottoposte a maggiori controlli. Di fronte però a uno scenario particolarmente incerto, la Commissione Ue ha già iniziato a studiare quali potrebbero essere gli impatti peggiori e le contromisure da prendere, per non ripetere per la terza volta in quattro anni una crisi di approvvigionamento che potrebbe mettere seriamente a rischio la transizione digitale e verde.

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