«Noi spendiamo il nostro 'budget' di sabbia molto più velocemente di quanto si possa ricreare- ha dichiarato commentando il rapporto annuale la Direttrice esecutiva del programma Onu per l'ambiente Joyce Msuya -. Migliorando la governance delle risorse mondiali di sabbia, possiamo gestire meglio questa risorsa essenziale in modo sostenibile e dimostrare che le infrastrutture e la natura possono convivere». Attualmente l'estrazione e l'utilizzazione della sabbia sono regolamentate a livello locale, non hanno dunque le stesse regole e le regioni più ricche di questo elemento e dunque importanti per la biodiversità e gli ecosistemi sono spesso le più vulnerabili per quanto riguarda l'applicazione delle norme. Con l'aumento della domanda, inoltre, cresce l'estrazione non sostenibile e illegale di sabbia negli ecosistemi marini, costieri e d'acqua dolce. La mancanza di una regolamentazione uniforme dell'estrazione di sabbia porta poi a problemi transfrontalieri: i predatori superano i confini nazionali per razziare laddove le regole sono meno drastiche o meno applicate.
Ai danni per l'ambiente si sommano poi le implicazioni sociali.
La razzia di sabbia dalle spiagge mette, ad esempio, in pericolo lo sviluppo dell'industria turistica locale. Mentre la rimozione della sabbia dai fiumi e dalle foreste di mangrovie porta ad una diminuzione delle popolazioni di granchi che qui vivono e colpisce gravemente le donne il cui sostentamento dipende dalla raccolta di questi crostacei.
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