L'Aiscat: «Non ci sono 200 gallerie a rischio, in Italia il 50% dei tunnel europei»

L'Aiscat: «Non ci sono 200 gallerie a rischio, in Italia il 50% dei tunnel europei»
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Venerdì 10 Gennaio 2020, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 10:59

L'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali, interviene sulla questione dei tunnel autostradali: «Non ci sono 200 gallerie a rischio». L'Aiscat esprime la propria posizione «in riferimento alle notizie allarmistiche diffuse dagli organi di stampa sullo stato delle gallerie di lunghezza superiore ai 500 metri, e ritiene doveroso chiarire che è profondamente sbagliato e fuorviante collegare i ritardi nell'adeguamento alla normativa europea con qualsiasi problema di sicurezza strutturale delle gallerie stesse».

«Gli interventi di adeguamento alla normativa Ue riguardano infatti sia misure gestionali sia l'aggiornamento di impianti di servizio interni alle gallerie, ma non attengono in alcun modo alla sicurezza statica delle stesse», puntualizza l'Aiscat, aggiungendo che «si tratta di interventi che le società concessionarie hanno condotto negli anni e continuano a realizzare in costante raccordo con la Commissione Permanente per le Gallerie, ossia l'autorità amministrativa competente istituita presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, e lo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». «È giusto ricordare inoltre - prosegue la nota - che nel nostro Paese è presente ben il 50% delle gallerie dell'intera Unione Europea e che ciò rende necessario per il sistema Italia un impegno di gran lunga maggiore rispetto agli altri Paesi. Le istituzioni italiane hanno avuto un'interlocuzione continua con la Commissione Europea per rappresentare lo stato dell'arte e condividere un aggiornamento delle tempistiche fissate dalla norma, in virtù del considerevole impegno richiesto a tutti i gestori, tanto Società concessionarie quanto Anas. Proprio per questo il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, a inizio 2019, aveva cercato di condividere con Bruxelles un aggiornamento delle tempistiche necessarie per la conclusione dei lavori, anche in virtù delle azioni di riduzione dei rischi e di tutte le misure compensative ed integrative messe in atto per tempo dai concessionari italiani».

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In Italia 50% tunnel intera Ue. «È giusto ricordare inoltre che nel nostro Paese è presente ben il 50% delle gallerie dell'intera Unione Europea e che ciò rende necessario per il sistema Italia un impegno di gran lunga maggiore rispetto agli altri Paesi». Così l' Aiscat in una nota con riferimento alle notizie allarmistiche diffuse dagli organi di stampa sullo stato delle gallerie di lunghezza superiore ai 500 metri.

Il tema. Sarebbero duecento le gallerie a rischio lungo tutta la rete autostradale italiana: 105 sulla rete autostradale in concessione a Aspi e 90 a altre società. A rivelarlo è stato, a novembre, il Consiglio superiore dei lavori pubblici con una lettera inviata a vigili del fuoco e a tutti i provveditorati alle opere pubbliche. Un documento - di cui scrivono oggi alcuni quotidiani - che è stato acquisito dalla Guardia di Finanza di Genova e secondo il quale i tunnel lunghi oltre 500 metri presentano pericoli di incidenti e crolli, non sono impermeabilizzati, sono privi di sistemi di sicurezza, di corsie di emergenza e vie di fuga, luci guida in caso di evacuazione.

In pratica, tutte gallerie non a norma con la direttiva europea 54 del 2004. Tra le 200 gallerie figura anche la Bertè, sulla A26, dove il 30 dicembre sono crollate due tonnellate di cemento dalla volta. Per questo episodio, la procura di Genova ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per crollo colposo. Gli investigatori stanno cercando di capire se la società fosse a conoscenza delle reali condizioni del tunnel e se avesse iniziato a mettere in pratica gli accorgimenti per la messa in sicurezza dell'infrastruttura. La Bertè era stata controllata dai tecnici di Spea, la società controllata di Atlantia che si occupava delle ispezioni e manutenzioni, e era stata classificata col 40, un voto basso che aveva innescato la procedura di programmazione di lavori rubricati però in là col tempo.

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