Crollo nel cantiere a Firenze, il docente di costruzioni: «Un errore nel montaggio o un lieve danno le cause più probabili»

L’ingegnere Gianpaolo Rosati, docente di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano e perito del gip per la tragedia del ponte Morandi, osserva le immagini del cantiere di Firenze e il video, che fornisce già un elemento rilevante

Crollo nel cantiere a Firenze, il docente di costruzioni: «Un errore nel montaggio o un lieve danno le cause più probabili»
di Claudia Guasco
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Venerdì 16 Febbraio 2024, 23:12

«Il primo aspetto da considerare è la categoria della struttura che stiamo esaminando. Il crollo potrebbe essere legato proprio alla tipologia. Si tratta di prefabbricati in calcestruzzo armato: i materiali sono ottimi, ma se le procedure di montaggio non si eseguono correttamente, basta un urto modesto per provocare il cedimento». L’ingegnere Gianpaolo Rosati, docente di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano e perito del gip per la tragedia del ponte Morandi, osserva le immagini del cantiere di Firenze e il video, che fornisce già un elemento rilevante.

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Quale, professore?
«Si vede una trave sulla quale c’è una colonna montata in verticale. In questo caso travi, fondazioni, setti, sono pezzi prodotti in uno stabilimento, fatti arrivare alla resistenza richiesta - la cosiddetta maturazione - e stoccati in magazzino. In Italia questa tecnica viene utilizzata per edifici commerciali e industriali, all’estero anche per abitazioni civili. In Cina, per esempio, è usata in modo estensivo per i condomini, nel nostro Paese invece impieghiamo il calcestruzzo fresco gettato nelle casseforme».
In cosa consiste la differenza?
«Mentre nel modo classico con il calcestruzzo la struttura nasce e si sviluppa interamente vincolata, quindi durante la costruzione è più difficile che si verifichino dissesti, nel caso specifico di Firenze travi e colonne già finite vengono portate in cantiere e collegate tra loro. Un po’ come avviene con il meccano. Con questa procedura ci sono fasi di montaggio in cui la struttura è altamente instabile, è sufficiente una debole forza trasversale per provocare il crollo. È rapidissimo. Non si fa in tempo a scappare, nemmeno a voltarsi».
Come avviene il montaggio?
«All’estremità dei pezzi ci sono delle connessioni, che possono essere metalliche, e le modalità per consolidarle variano. O si sovrappongono e si procede con un getto di calcestruzzo attendendo che si saldi, oppure se presentano bulloni e piastre vengono avvitate. Dipende dalla tecnologia che il prefabbricatore ha scelto: a umido, con getti di completamento, o a vite. E qui mi sembra ci sia qualcosa a vite. Se i gradi di vincolo sono modesti o in numero limitato, un camion che fa una manovra errata e urta una colonna può provocare un crollo. Le fasi di montaggio sono cruciali e devono essere svolte rispettando rigorosamente le modalità, violarle può portare a danni gravissimi».
È possibile prevenire il cedimento?
«Non ci sono segnali.

Forse si avrebbero con vincoli in soprannumero, ma queste strutture non li hanno e quindi sono potenzialmente instabili. Il paradosso è proprio questo: il materiale è di qualità superiore, ha la resistenza richiesta, ma quando vengono montate possono sorgere seri problemi».

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