Uccide il figlio di due anni a Torre del Greco: «Pensavo che Francesco fosse autistico»

Uccide il figlio di due anni a Torre del Greco: «Pensavo che Francesco fosse autistico»
di Dario Sautto
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Martedì 4 Gennaio 2022, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 08:31

NAPOLI Non ricorda cosa è accaduto in quei tragici momenti. Dopo aver percorso alcuni chilometri a piedi fino alla spiaggia, ha un vuoto di memoria e ricordi confusi. Lì, sulla scogliera, qualcuno l'ha vista lanciare il suo bimbo in mare. È morto annegato il piccolo Francesco, un bambino di appena due anni e mezzo. La tragedia si è verificata a Torre del Greco, nei pressi del lido La Scala, in via Calastro, nella tarda serata di domenica. Dopo un lungo interrogatorio, durato tutta la notte, Adalgisa Gamba, 40 anni, mamma del piccolo, è stata fermata per omicidio volontario pluriaggravato e accompagnata nel carcere femminile di Pozzuoli in attesa della convalida. «Pensavo che Francesco fosse autistico», ha raccontato agli investigatori. Il timore che quel bimbo potesse avere qualche problema aveva trascinato nello sconforto assoluto la donna, che è mamma anche di un'altra bimba ed è sposata con un ingegnere di Torre del Greco. Una famiglia tranquilla, degli ambienti «bene» della città del corallo, dove però si è consumata una tragedia assurda, che ha qualche analogia con il delitto di Cogne avvenuto esattamente vent'anni fa in una villetta della Val d'Aosta.

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LE INDAGINI
Sul caso indagano i carabinieri della sezione operativa di Torre del Greco, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Andreana Ambrosino), i primi ad arrivare su quella spiaggia, dopo l'allarme lanciato dal papà di Francesco. La prima ricostruzione della drammatica serata sembra fin troppo chiara agli inquirenti, anche se ci sono alcuni aspetti secondari da non sottovalutare e da approfondire. Adalgisa si era allontanata da casa nel pomeriggio di domenica, insieme al piccolo Francesco. Era andata a fare una passeggiata, cosa che faceva spesso. Da alcuni giorni era particolarmente agitata, ha spiegato il marito, e proprio ieri avrebbero avuto una visita dal pediatra con il bambino. La donna temeva che «fosse affetto da problemi di ritardo mentale», come scrive in una nota il procuratore Fragliasso.
Intorno alle 21, però, mamma e figlio non erano ancora rientrati, così il papà ha fatto scattare l'allarme.

Prima ha chiesto ai familiari, poi ha allertato carabinieri e polizia. Qualcuno ha visto la donna lì nella zona della spiaggia e lo ha avvisato, così lui si è precipitato in via Calastro temendo il peggio. Quando è arrivato, però, c'erano due adolescenti in mare che aiutavano la donna: erano stati attirati dalle urla di Adalgisa e la stavano aiutando a recuperare il piccolo.

 


IL TESTIMONE
Un testimone ha raccontato di aver visto la donna lanciare il bimbo in mare. Riportato a riva il corpicino di Francesco, qualcuno ha provato a rianimarlo in attesa dei soccorsi, ma al loro arrivo i medici hanno potuto soltanto constatarne il decesso. Purtroppo, per il bimbo non c'era più nulla da fare. Poco dopo, sulla spiaggia sono intervenuti il pm di turno, Andreana Ambrosino, e il medico legale Antonio Sorrentino per effettuare un primo esame esterno della salma, in attesa dell'autopsia che sarà fissata probabilmente domani. Il corpicino del bimbo resta a disposizione della magistratura, mentre la Procura oplontina ha disposto il sequestro della porzione di spiaggia in attesa di ulteriori rilievi.
Adalgisa è stata accompagnata nella caserma dei carabinieri di Torre del Greco per il lungo interrogatorio, difesa dall'avvocato Tommaso Ciro Civitella: «La mia assistita spiega il legale ha confermato di essere uscita con il bimbo, ma non ricorda nulla di quel momento. Chiaramente le indagini serviranno a far luce sull'accaduto e non ha tentato il suicidio. Di certo, la signora viveva da tempo uno stato di difficoltà che andrà accertato e parliamo di una donna tuttora in forte stato di shock». Nel primo pomeriggio di ieri, poi, il pm ha firmato il decreto di fermo per omicidio volontario e ha disposto il trasferimento in carcere. Nel frattempo, è molto probabile che il difensore possa chiedere che la sua assistita venga sottoposta ad una perizia psichiatrica.

 

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