11 settembre: «Così scampai alla morte nelle Torri gemelle di New York», il ricordo di Martina Gasperotti

Martina Gasperotti
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Martedì 10 Settembre 2019, 15:21 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 10:54

Martina Gasperotti, 28 anni nel 2001, stava per entrare nell'ascensore della Torre Nord del World Trade Center di New York quando il primo dei jet kamikaze centrò quello stesso edificio: «Ero a New York per studiare - ricorda l'igienista dentale di Reggio Emilia - e l'11 settembre aspettavo l'ascensore per salire all'ultimo piano quando il primo aereo si è incuneato nella torre. Se ripenso a quel giorno la prima cosa che mi viene in mente è l'immagine delle due torri una integra e l'altra distrutta. Quella mattina ero dentro la Torre Nord proprio nel momento in cui si è schiantato il primo aereo».

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Per un favore del Destino, la Gasparotti non è diventata la 39 vittima italiana dell'attentato che causò 2974 morti oltre i 19 kamikaze di Al Qaida (24 i dispersi) e ora descrive all'Adnkronos quella giornata infernale. «Ero a New York per studiare, volevo imparare l'inglese, ero giovane all'epoca, avevo 28 anni. L'università si trovava vicino al World Trade Center, ero arrivata in anticipo perché volevo vedere il ristorante panoramico al piano 107, il più alto della torre. Non ho visto il primo aereo arrivare, in quel momento mi trovavo davanti all'ascensore e stavo appunto aspettando che si aprisse per salire all'ultimo piano. Quel giorno avrei iniziato le lezioni all'Università e avevo in mente di festeggiare regalandomi una cena al 'Windows of the World'. Ma quella cena non l'ho mai fatta». 

 
 


«Da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre - racconta - innanzitutto dal punto di vista lavorativo, perché appena sono tornata mi sono licenziata subito, avevo un posto fisso ma ho deciso di cambiare tutto. Ho lasciato la Usl e da allora lavoro come libera professionista. Ho capito che dovevo potermi gestire le mie giornate autonomamente, decidere quando e quanto lavorare. Non potevo più passare la vita mettendo il lavoro al primo posto. Mi sono resa conto di quali fossero davvero le mie priorità. Oggi vedo tante persone affaccendate e mi sembrano matti che lavorano tanto per essere i più ricchi del cimitero. Io ogni anno spendo tutto quello che guadagno, per viaggiare, per godermi la vita».
 
 


«La verità è che non sono impazzita - ride - ma quell'episodio mi ha toccata per sempre. Da allora sono diventata molto più fatalista ma soprattutto consapevole che la vita è un attimo, che non dobbiamo mai darla per scontato. Ecco perché voglio fare tutto quello che posso e sempre con il sorriso. Oggi mi faccio pochi problemi e penso meno al futuro, vivo il presente».

«Sono ritornata a New York la prima volta l'anno successivo per il memoriale e poi 10 anni dopo con mia figlia, anche se a lei non racconto nulla di quel giorno. Quello è stato un viaggio molto importante - conclude - perché ho visto davvero che nella vita si ricostruisce e si riparte, allora ho capito che tutto si può superare».  

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