Quando, su queste colonne, definimmo l’originario progetto un mostro giuridico, intendevamo usare questo termine nel suo significato originario coniato dai latini, cioè di “monstrum, vel portentum vel prodigium”: una strana creatura che nella sua singolarità ha qualcosa di terrificante. E in effetti la mostruosa proposta del ministro Bonafede vaporizzava, come poi autorevoli giuristi hanno confermato, i principi elementari del diritto.
Tuttavia un “monstrum”possiede un connotato di potente identità, per quanto negativa: esso ispira appunto terrore e sgomento, non disgusto. Peggio del mostro c’è invece il mostriciattolo.
Il lodo Conte bis, che dovrebbe, nell’accordo compromissorio del governo, sostituirela proposta del guardasigilli, è proprio un mostriciattolo, una copia deforme del parto originario. Essa infatti introduce una bizzarra distinzione: per chi è assolto in primo grado, la prescrizione continua a correre; per chi è condannato, si sospende. Se poi quest’ultimo è assolto in appello, la prescrizione riprende, recuperando anche il tempo della precedente sospensione. Un tortuoso marchingegno che non considera l’attuale complessa disciplina delle impugnazioni, e crea un’incredibile confusione . Mentre infatti l’originario progetto nella sua devianza aveva il pregio di una chiara immutabilità parmenidea ( dopo la prima sentenza la prescrizione si blocca sempre, e il processo può non finire mai) ora subentra l’opposta filosofia di Eraclito dove il processo, come tutte le cose, scorre con dinamismo indeterminato e mutevole. Facciamo alcuni esempi che chiariranno il concetto.
Tizio viene assolto in primo grado: la prescrizione continua. Il Pubblico Ministero impugna, si va in Appello, e Tizio viene condannato. La prescrizione ( a quanto pare) si sospende. Ma Tizio ricorre in Cassazione, che annulla la condanna e rinvia a un’altra Corte. Quest’ultima assolve. Che fine farà al prescrizione ?Mah! E mica è finita. Perché se contro questa assoluzione ricorre il Procuratore Generale, e la Cassazione accoglie il ricorso, si fa un nuovo processo. Se stavolta la Corte d’Appello condanna, la prescrizione si sospende (pare) di nuovo. Ma se Tizio ricorrea sua volta, e la Cassazione annulla la condanna, la nuova Corte può assolvere, con la conseguenza di una nuova impugnazione del Procuratore Generale.
E così via senza tregua, perché nel nostro sgangherato sistema il processo può effettivamente andare avanti all’infinito, con corsi e ricorsi che ricordano, tanto per restar nella filosofia greca, la dialettica degli stoici. E badate che questo è solo un aspetto del problema. Perchè può esservi il caso opposto e simmetrico a quello di Tizio:_Caio è condannato in primo grado (la prescrizione si ferma) ma assolto in Appello ( la prescrizione riprende) ; poi un annullamento della Cassazione e condanna nel giudizio di rinvio.Altro ricorso, eccetera eccetera. Nel frattempo, come l’omino di Cartesio, la prescrizione si è perduta nella foresta normativa.
L’esausto e allibito lettore si domanderà se abbiamo scherzato. No, non abbiamo scherzato affatto. Questa interminabile tiritera si è realizzata molte volte, coinvolgendo centinaia di disgraziati finiti nelle maglie inestricabili della nostra ( si fa per dire) Giustizia, e soltanto la prescrizione ha posto fine al loro estenuante calvario.
Talvolta, pietosa, è intervenuta la morte, che risolve ogni cosa. Con il lodo Conte bis, essa sarebbe l’unica speranza di un accertamento definitivo, naturalmente nell’Altro Mondo.
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