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La bambina era affetta dalla sindrome di Dravet (una forma di epilessia, associata a disturbi dello sviluppo neurologico) e per questo veniva seguita in più centri. A coordinare gli interventi, in base a una convenzione con la Regione Basilicata, erano stati anche i sanitari dell’ospedale «Bambin Gesù» di Roma. Proprio a loro, da quanto è trapelato dall'inchiesta, si erano rivolti i genitori che chiedevano come comportarsi per il vaccino, se fosse sicuro o meno procedere.
La necessità della immunizzazione sarebbe stata confermata dai medici proprio in virtù della debolezza della bambina e, per l’operazione, avrebbero indirizzato i genitori agli Ospedali Riuniti di Foggia.
La famiglia avrebbe quindi preso appuntamento per il ricovero ma l’appuntamento sarebbe stato disdetto dalla struttura pugliese che, a quanto poi riferito, non avrebbe ravvisato la necessità di eseguire il vaccino in regime di ricovero.
Martedì la piccina assieme ai genitori si sono recati in ospedale a Melfi, dove le è stato somministrato il vaccino fornito dall’Asl. Quindici ore dopo la somministrazione è iniziata a salire la febbre e sono partite convulsioni. La bimba è stata trasferita in terapia intensiva. Ma mercoledì mattina la piccola è morta per arresto cardiaco.
Intanto sul sito americano governativo Pubmed una ricerca intitolata "Immunità alterata da vaccino" spiega che per la sindrome di Dravet la vaccinazione è l'innesco del primo attacco in circa il 50% dei casi di epilessia. La febbre rimane un "trigger", un grilletto, per le convulsioni nel corso della malattia.
I ricercatori americani scrivono in un altro documento scientifico che studia l'effetto dei vaccini sulla malattia che «i nostri risultati suggeriscono che l'insorgenza di crisi precoce associata alla vaccinazione non altera il decorso della malattia, mentre il rischio di successivi attacchi associati alla vaccinazione è probabilmente specifico del vaccino».
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