Dirigenti statali, il ministro Bongiorno: «Cambierò la pubblica amministrazione partendo dai capi»

Dirigenti statali, il ministro Bongiorno: «Cambierò la pubblica amministrazione partendo dai capi»
di Andrea Bassi
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Venerdì 13 Luglio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 15:11
Ministro Giulia Bongiorno quale sarà il suo primo provvedimento da titolare della Funzione pubblica?
«Voglio affrontare il tema della dirigenza pubblica. Anticipo la risposta alla sua prossima domanda: sì, sarà molto complicato, complicatissimo».

Il precedente governo ci si è schiantato. Qualcuno è arrivato a sostenere che il tentativo fallito di riforma dell’alta burocrazia sia stato tra i motivi della sconfitta del referendum costituzionale.
«Me lo hanno detto. Chi tocca i fili della dirigenza muore. Ma io voglio toccarli lo stesso. Il mio impegno politico e quello come ministro hanno senso se incido sulla pubblica amministrazione altrimenti potevo tranquillamente continuare a fare l’avvocato».

Perché proprio la dirigenza, che tra l’altro ha il tavolo aperto per il rinnovo del contratto?
«Perché credo che la Pubblica amministrazione vada cambiata dalla testa, da lì partono gli impulsi. La contrattazione in corso riguarda il pregresso valuterò il da farsi, ma non voglio entrare a gamba tesa su qualcosa che si aspettava da anni. Questo non toglie che ci saranno delle nuove norme, un intervento “chirurgico”, sui dirigenti.

Chirurgico?
«Sì, voglio andare in profondità. Diremo basta alle solite formule di stile usate inutilmente per le valutazioni. Ho visionato i risultati: come è possibile che tutti ricevano cento, vale a dire il massimo dei voti in un sistema che però non restituisce questo tipo di percezione?».

I dirigenti devono cominciare a preoccuparsi?
«I dirigenti di valore devono essere felici, perché introdurremo responsabilizzazione, merito e premialità, si devono preoccupare soltanto coloro che remano contro gli interessi della Pa. Ma si tratta di una minoranza».
Per evitare i premi a pioggia un suo predecessore, Renato Brunetta, aveva imposto l’obbligo per legge che solo un certo numero di dipendenti pubblici potessero avere il massimo dei voti. Il governo Renzi ha riportato il tema alla contrattazione con i sindacati. La legge tornerà a prevalere sul contratto?
«Sicuramente non ho apprezzato per nulla né la tempistica e neppure il merito di alcune scelte fatte dagli ultimi due governi. Detto questo, ho intenzione di vedere i sindacati entro luglio per avviare con loro un confronto. Sui contenuti del provvedimento le posso dire poco, perché è ancora in fase di elaborazione. Ma avrà degli elementi di forte novità».

Che tipo di novità?
«Una riguarderà “chi valuta chi”. Se ci valutiamo sempre tra di noi non vedo quale senso abbiano i giudizi».
L’ultima riforma della Pa prevede anche il voto dei cittadini.
«Io voglio introdurre un triplice organismo di valutazione. E ci sarà anche il giudizio dei cittadini».

Perché proprio tre?
«Per rendere il giudizio più oggettivo possibile».
Senta, lei ha detto che ai dipendenti pubblici andrebbero prese le impronte digitali per controllare la presenza al lavoro. I sindacati sono subito insorti. Il loro timore è che si torni indietro nel tempo, a quando tutti gli statali erano considerati “fannulloni”. Qual è l’atteggiamento di questo governo, che comunque ha due anime, verso gli statali?
«Chiariamo una volta per tutte: ho il dovere di valorizzare al massimo tutti quelli che ogni mattina si svegliano e vengono a lavorare onestamente, in maniera diligente a volte mettendoci il cuore. Vanno tutelati anche dall’immagine dei fannulloni da lei evocata. Per farlo devo inserire un meccanismo di prevenzione di reati. Ma se si fanno delle norme per prevenire la corruzione o contro il lavoro in nero, i sindacati si possono arrabbiare? Ecco, io voglio prevenire un reato. Noi come governo non abbiamo due anime, combattiamo coesi e con vigore l’illegalità. E poi tra qualche anno le rilevazioni biometriche le useremo tutti e tutti i giorni nella nostra vita quotidiana».

Il suo collega Luigi Di Maio ha scritto un decreto contro il precariato. Le norme per ridurre la durata dei contratti a termine saranno estese alla Pa?
«Pubblico e privato sono due mondi diversi. Valuterò gli impatti prima di decidere».

Sulla stabilizzazione dei precari della Pa pare che la Corte dei Conti abbia sollevato dubbi sull’ultima circolare attuativa del precedente governo, quella sulle risorse per i trattamenti accessori. Si rischia il blocco delle procedure?
«I magistrati contabili hanno detto che su un tema così delicato serve un intervento normativo».

Lo farete?
«Certo, altrimenti si creerebbe un problema per gli altri dipendenti pubblici».
Dopo nove anni di blocco gli statali quest’anno hanno avuto il rinnovo del contratto di lavoro. Che però è già in scadenza. Il prossimo anno andrebbe rinnovato di nuovo, ma le risorse in bilancio non sono state appostate dal precedente governo. Che cosa farete?
«È presto per dare una risposta, ma le posso assicurare che c’è massima attenzione su questo tema. Abbiamo iniziato a discutere nel governo, io spingerò tantissimo perché si proceda».

La digitalizzazione della Pubblica amministrazione, nonostante gli annunci, è ancora a macchia di leopardo, tra eccellenze e flop. Che intende fare?
«Innanzitutto un’operazione verità».

Un’operazione verità?
«Sì, perché la digitalizzazione è stata sempre presentata come una trasformazione immediata e a portata di mano. Sono state create aspettative enormi e poi i risultati sono stati scarsi. Addirittura il codice del digitale aveva norme surreali che obbligavano a fare cose impossibili. Negli ultimi tempi si è dato inizio ad un lavoro serio ma siamo ancora all’alba. Senza dubbio la digitalizzazione è la vera rivoluzione della Pa, ma è un processo che richiede tempo: in Gran Bretagna ci hanno messo dieci anni. Io voglio dire con onestà ai cittadini: “vi hanno ingannati sui tempi“. Ma con la stessa onestà spiegherò che la digitalizzazione si farà e non dovrà riguardare solo i geni dell’informatica o i giovani. La grande riforma Bongiorno sarà combattere per una digitalizzazione che includa tutti».
 
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