Stellantis, l'indotto in crisi: chiudono tre aziende in pochi mesi, cento operai a casa

Stellantis, l'indotto in crisi: chiudono tre aziende in pochi mesi, cento operai a casa
di Alberto Simone
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Aprile 2022, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 14:33

Produzione a picco, immatricolazioni di nuove auto tornate in Italia ai livelli del 1967, esigenza di ridurre i costi: nell'indotto Stellantis di Cassino sono andati persi quasi cento posti di lavoro nel primo trimestre del 2022, tre le aziende costrette a chiudere definitivamente i cancelli.

Lo stabilimento Fca Cassino Plant, nonostante la crisi aggravata anche dal difficile reperimento dei semiconduttori, è riuscito e riesce ancora a salvaguardare l'occupazione grazie all'uso degli ammortizzatori sociali, ma nell'indotto si contano le prime vittime. Dovute non solo al fatto che le committenze calano, pertanto la produzione è poca. Ma anche perché il nuovo corso di Carlos Tavares punta su una razionalizzazione dei costi. Proprio durante la sua visita a Cassino il Ceo di Stellantis si complimentò con la dirigenza aziendale e sottolineò l'importanza dello stabilimento pedemontano. Al tempo stesso mise in evidenza il fatto che produrre in Italia costa troppo.

Dagli inizi del 2022 si è passati ai fatti. L'ultima azienda dell'indotto di Cassino a cessare l'attività è stata quella che lavorava per la Sevel di Atessa: occupava 38 operai e si occupava della copertura interna del furgone prodotto nel sito abruzzese. La cosiddetta schiumatura, come viene definita in gergo. Tale attività è stata internalizzata nella fabbrica centrale, in Abruzzo. Cessata attività anche per le aziende dell'indotto che si occupavano del cosiddetto sequenziamento di Giulia e Stelvio, le vetture a marchio Alfa prodotte a Cassino.

Contavano circa 30 dipendenti ognuna. Adesso Stellantis ha internalizzato il servizio in fabbrica: sono quindi quasi cento i posti di lavoro andati persi per razionalizzare le spese e diminuire i costi di produzione.

PRODUZIONE A SINGHIOZZO

Nell'indotto di primo livello, mono committente Stellantis, le commesse sono sempre di meno: in questo caso non sono scattati i licenziamenti ma gli ammortizzatori sociali sono agli sgoccioli. Per dare un'idea: nei primi tre mesi dell'anno, su poco più di 60 giorni lavorativi, lo stabilimento Fca Cassino Plant è rimasto fermo 21 giorni per mancanza di materiale (in particolar modo i semiconduttori). Di conseguenza si è bloccato anche l'indotto, che non gode però degli ammortizzatori sociali di cui può usufruire ancora Stellantis.

Per questo motivo nel corso dell'attivo dei delegati della Fiom che si è svolto nei giorni scorsi a Cassino il segretario provinciale Donato Gatti e la responsabile dell'indotto Rosa D'Emilio hanno messo in guardia: «Noi vorremmo che gli ammortizzatori non siano difensivi, bensì per la transizione anche perché nell'indotto si inizia già a parlare di esuberi. Serve maggiore protagonismo da parte delle istituzioni locali e regionali».

ASSEMBLAGGIO GOMME

Non nasconde le criticità neanche il segretario provinciale della Uilm Francesco Giangrande, che però vede il bicchiere mezzo pieno: Certamente - spiega - se attraverso il tavolo regionale non si prenderanno provvedimenti gli operai dell'indotto rimasti senza lavoro per cessazione di attività saranno destinati alla Naspi, ma io non vedo altre chiusure all'orizzonte nell'indotto. Anzi, adesso ci sarà a Cassino la fabbrica per l'assemblaggio delle gomme del Tonale che si produrrà a Pomigliano. Noi proponiamo di dare priorità ai lavoratori licenziati quando si dovranno fare le assunzioni. Stellantis a Cassino continuerà ad avere un futuro con un nuovo pianale per l'elettrificazione Nel 2021 la produzione si è attestata a 43.753 unità e lo stabilimento di Cassino è così tornato ai livelli del 2015 quando sfornò 45.668 vetture.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA