Omicidio del piccolo Gabriel: perizia psichiatrica
per la madre Donatella

Omicidio del piccolo Gabriel: perizia psichiatrica per la madre Donatella
di Vincenzo Caramadre
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Domenica 15 Settembre 2019, 13:12
Perizia psichiatrica per Donatella di Bona, la donna di Piedimonte San Germano, rea confessa dell’omicidio del figlio, il piccolo Gabriel Feroleto di appena 28 mesi. E’ questa la decisione della difesa della donna.
La donna e il padre del bambino, Nicola Feroleto, ormai da cinque mesi sono in carcere con l’accusa di omicidio, ma in tutto questo tempo, le indagini dei carabinieri per ricostruire le ultime ore di vita del piccolo non si sono fermate e ora sono alle battute finali.
Tutti gli accertamenti di natura tecnica e scientifica, sono stati espletati, il pm che coordina le indagini attende le relazione finali, ma anche le difese delineano le proprio posizione.
Ormai chiara è l’azione intrapresa dagli avvocati Lorenzo Prospero e Chiara Cucchi, che assistono la donna.
La difesa a brevissimo è intenzionate a chiedere l’incidente probatorio, vale a dire cristallizzare la prova prima di arrivare dinanzi a un giudice, per la valutazione dello stato psichico della 28enne. Per questo verrà chiesta la perizia psichiatrica per capire se la donna al momento del fatto era nelle piene facoltà mentali oppure era turbata da problemi psicologici.
Un aspetto, quello legato alle condizioni di salute delle donna, sul quale sin dalle prime ore dopo l’omicidio si è dibattuto molto. Anche perché la donna ha fornito un paio di versioni prima di esternare la sua verità ai magistrati. In un primo momento, la sera dell’omicidio, avvenuto il 17 aprile scorso, disse che il bambino era stato investito da un’auto pirata, poi che ad ucciderlo era stata lei alla presenza del padre, Nicola Feroleto, escludendo il coinvolgimento materiale dell’uomo. Infine ad inizio estate, in un interrogatorio fiume all’interno del carcere romano di Rebibbia, ha tirato in ballo anche  Nicola. “Lo abbiamo ucciso insieme”.
Chiamandolo in correità materiale con un movente ancor più agghiacciante: il bambino con i propri capricci avrebbe interrotto un rapporto sessuale tra i due.
Il bambino, come noto, è stato soffocato con una mano che gli ha chiuso, contemporaneamente, la bocca e il naso. Un’agonia atroce, di oltre 10 minuti, quella descritta dai medici legali che hanno eseguito l’autopsia.   
Ma non è l’unica strada intrapresa della difesa. Con ogni probabilità la donna non comparirà dinanzi a una corte d’assise perché verrà chiesto un rito abbreviato, il che significa sconto di un terzo sulla pena.
Diametralmente opposta la posizione del padre Nicola Feroleto (assistito dall’avvocato Luigi D’Anna), il quale nega ogni responsabilità. Nega di essere stato presente al momento del fatto e nega di aver toccato il bambino. “Se fossi stato presente glielo avrei stappato dalle mani”, è stata la difese di Nicola. La Procura ha messo in piedi una seria di accertamenti che chiariranno, con riscontri scientifici, se era presente o meno al momento.
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