Offese social ai medici durante il lockdown, tre a processo

Il palazzo di giustizia di Cassino
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 6 Agosto 2022, 09:16

 C'è stato chi li ha definiti «eroi», chi «instancabili professionisti» e chi, invece, li ha derisi, offesi tanto da far intervenire la magistratura. Insomma mentre loro, medici, infermieri e operatori socio sanitari, erano in prima linea ad affrontare una delle pandemia più pericolose, e per tanti versi subdole, della storia c'era chi, sui social, si divertiva a scrivere e ad inveire contro il loro operato. Ora per quei veleni social, soprattutto contro i medici, durante il lockdown: in tre sono stati rinviati a giudizio.


E' la storia finita all'attenzione della procura di Cassino che, dopo mesi d'indagine, nei giorni scorsi ha mandato a processo le tre persone. Epiteti contro chi era in prima linea, a loro dire non in grado di affrontare l'emergenza con un atti che, addirittura, aggravavano la situazione sanitaria. Frasi e commenti indicibili, frutto, forse, anche della frustrazione vissuta nel periodo di limitazioni dei contatti sociali. Ora i tre devono rispondere di diffamazione aggravata, ma la particolarità della vicenda giudiziaria sta ne fatto che risponde dello stesso reato anche chi - uno dei tre coinvolti ovviamente - ha commentato e condiviso il post ritenuto offensivo da coloro i quali hanno presentato querela. Il processo inizierà nell'autunno prossimo davanti al tribunale di Cassino in composizione monocratica. Quello finito all'attenzione degli inquirenti di piazza Labriola a Cassino è solo l'ultimo caso in ordine di tempo di diffamazione via social, un reato in costante aumento.
LA NOVITÀ
La diffamazione via social, infatti, per un andamento ormai consolidato della giurisprudenziale è stata equiparata a quella a mezzo stampa.
La giurisprudenza di legittimità (la Corte di Cassazione in pratica) ha affermato che «la comunicazione di contenuti diffamatori attraverso la bacheca di un utente, visualizzabile da tutti coloro che hanno accesso al profilo, costituisce diffamazione aggravata ai sensi dell'articolo 595, comma 3 del codice penale, sotto il profilo dell'offesa arrecata con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, diverso dalla stampa, poiché la condotta in tal modo realizzata è potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato, o comunque quantitativamente apprezzabile, di persone».
Occhio, quindi, agli sfoghi contro i vicini, contro gli ex partner, contro i colleghi di lavoro o semplicemente contro chi si nutre avversione o antipatia.
I LIKE
Ma non è tutto. Oltre alle condivisioni, bisogna fare attenzione anche ai pollici verso l'alto, vale a dire ai mi piace che vengono messi ai post ritenuti diffamatori. Sempre a Cassino, infatti, recentemente, seguendo precedenti di altri tribunali, sono finiti a giudizio due persone che avevo messo un semplice like. Giuridicamente può essere interpretato come un'approvazione rafforzativa all'offesa. E si finisce in tribunale.
Vincenzo Caramadre
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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