È il quarto amministratore della Val di Comino che sale ai vertici del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Prima di lui era toccato agli ex sindaci di Alvito e Picinisco, Giovanni Diego Ferrante e Giancarlo Ferrera, il primo come presidente e il secondo come vice, e all’attuale primo cittadino di Settefrati, Riccardo Frattaroli, sempre in qualità di vice. Ora ad affiancare il numero uno dell’ente naturalistico, Giovanni Cannata, sarà Carlo Rufo, vicesindaco di San Donato Val di Comino. È stato eletto con due voti di scarto nell’ultima seduta del Consiglio direttivo. La durata della carica è fissata in cinque anni ed è collegata al mandato ricoperto nel rispettivo Municipio.
Obiettivi e programmi sono già nella mente del neo vicepresidente, per il quale inizia un nuovo lavoro finalizzato a dare centralità al versante laziale dell’oasi dell’Appennino, che si estende su tre regioni confinanti e che, in provincia, abbraccia otto paesi: Alvito, Campoli Appennino, Pescosolido, Picinisco, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Settefrati e Vallerotonda.
«Innanzitutto sono onorato di ricoprire questo incarico. È una soddisfazione, ma anche un onere per le sfide che attendono il territorio - ha spiegato Rufo -.
Per Rufo, dunque, è essenziale unire le forze, ragionare e muoversi come ambito comprensoriale, senza frammentazioni. «Solo così - ha sottolineato - sarà possibile pianificare una programmazione fondata su progetti ambiziosi e attrattivi per questa fascia di area protetta. E se oggi sul flusso turistico ancora scontiamo un ritardo rispetto al versante abruzzese, è proprio perché da un lato è mancata questa unità territoriale e dall’altro non si è mai creduto davvero al Parco come una risorsa».
Per Rufo, però, si può recuperare terreno e avviare una nuova stagione anche nel tentativo di dare impulso all’economia. «Il versante laziale è ricco di vocazioni: dal patrimonio ambientale a quello paesaggistico, dalle bellezze architettoniche alle eccellenze enogastronomiche, con tante aziende attive, fino ai musei e alle aree d’interesse storico e archeologico. E poi ci sono molte imprese ricettive. C’è tutto, insomma, per poter intercettare un numero maggiore di visitatori. Per riuscirci, però, bisogna migliorare, valorizzare e promuovere con maggiore efficacia quello che abbiamo, tra cui i sentieri montani. Un’altra priorità è rafforzare e incrementare i servizi. Bisogna creare una rete solida di cooperazione. E stare nel Parco, conosciuto in tutto il mondo, è un valore aggiunto, un punto di forza, fa da volano per lo slancio del territorio. L’obiettivo comune dev’essere quello di diventare un unico grande versante con Abruzzo e Molise».
Rufo ha annunciato che presto convocherà un incontro con gli otto sindaci della Valle per fare il punto della situazione e gettare le basi per un’azione sinergica: «Qualcosa si sta già facendo e tanto ancora c’è da realizzare. Innanzitutto il Consiglio direttivo ha approvato il nuovo regolamento per l’assegnazione del marchio di qualità del Parco ai prodotti agroalimentari e alle strutture ricettive. E auspico che in Val di Comino ci sia maggiore diffusione essendo un elemento di sicuro richiamo. A Campoli, inoltre, i locali di un ex ristorante diventeranno base logistica per lo sviluppo turistico e la promozione del territorio. Ci sarà anche un centro informativo del Pnalm. Per il futuro si potrebbero individuare siti da adibire a campeggio e altri dove far nascere qualche altra area faunistica in aggiunta a quella di Campoli, abitata dagli orsi». Le idee ci sono, la sfida per Rufo è iniziata.