Cassino, omicidio del piccolo Gabriel: in aula si rivive il dramma.
Ascoltate le telefonate dei soccorritori

Cassino, omicidio del piccolo Gabriel: in aula si rivive il dramma. Ascoltate le telefonate dei soccorritori
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 12 Settembre 2020, 08:05
Le disperate richieste di soccorso per salvare il piccolo Gabriel Feroleto. I contatti telefonici tra la centrale operativa del 118 di Frosinone e la postazione di Cassino, l’aiuto disperato di alcuni passanti e il dolore di una dottoressa del 118 che, con la voce rotta dall’emozione, comunica la morte del bambino.
Ieri è ripreso il processo a carico di Nicola Feroleto, il papà del piccolo Gabriel, accusato dell’omicidio del figlio. Sono stati ascoltati i carabinieri della sezione operativa di Cassino, i luogotenenti
Gennaro Salato e Donato Bottone. Un’udienza molto attesa che ha portato all’attenzione della Corte d’Assise le voci, gli umori e i sentimenti, i dubbi dei sulla morte del bambino, di quanti hanno vissuto le fasi dei soccorsi quel primo pomeriggio del 17 aprile 2019.
Nell’aula di corte d’assise sono state ascoltate le telefonate arrivate al 118.
“C’è un bambino a terra, dicono che è stato investito. Intervenite”. Questa la prima richiesta di soccorso giunta alla centrale operativa del 118 di Frosinone intorno alle 15.50 del 17 aprile 2019.
Subito viene inviato sul posto, in località Volla a Piedimonte San Germano, l’ambulanza e l’automedica. Otto interminabili minuti dalle 15.59 alle 16.07 (questo il tempo impiegato i mezzi di soccorso ad arrivare), prima dell’avvio della manovre salvavita. Nel mezzo almeno cinque telefonate tra il 118, gli operatori in viaggio verso Volla a sirene spiegate, i passanti che continuavano a chiede aiuto per quel bimbo e l’attivazione dell’eliambulanza Pegaso.
Tutti si sono adoperati per Gabriel, addirittura un ragazzo nel mettersi in contatto con il 118, e agevolare i soccorsi, ha atteso l’ambulanza al semaforo della Volla, per condurla a casa di Gabriel.
Drammatiche le parole dell’operatrice del 118 alla centrale dopo l’arrivo sul posto.
Questa la comunicazione della centrale: “Pegaso è in arrivo. Come sta il bambino?”. Lapidaria la risposta: “Male”.
Ma sin da subito emergono i dubbi sulle cause del decesso del bambino, i sanitari infatti sul corpo non trovano segni di incidente, ma solo alcuni graffi, per questo immediatamente vengono chiamati i carabinieri.
Il bambino viene intubato e dopo un’ora di manovre salvavita i sanitari si arrendono. Ed in quel momento che si consuma la fase più toccante, anche per chi è abituato a soccorrere persone e a vederle morire.   
La dottoressa in servizio sull’automedica comunica, alla centrale, con la voce rotta dall’emozione che il bambino non c’è più. “È morto, il corpo è sul posto a disposizione dell’autorità giudiziaria”. Poi il lungo silenzio e l’ultima comunicazione: “Rientriamo”.
Ma nel corso dell’udienza di ieri sono state ascoltate anche altre telefonate e proiettati, alcuni video registrati, di nascosto, all’interno della caserma dei carabinieri di Cassino. I carabinieri della sezione operativa nel pomeriggio del 19 aprile, quando Donatella è già in carcere perché ha confessato, lasciano soli in una stanza Nicola e sua moglie Anna. Nicola temendo di essere registrato, più volte avrebbe mimato a sua moglie di fare attenzione a parlare, non sapendo che lo stavano anche riprendendo.
Alla fine dice alla moglie di rettificare quando detto in precedenza ai carabinieri: “dalla 14.30 alle 16.30 sono stato in campagna a fare la legna, se non dice così vado in galera”.
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