Cappa ampia decorata con fiori colorati, occhiali neri fiammeggianti, rossetto e smalto nero «un morgan testa di moro», e cantando una versione rock italo-inglese maccheronico di Grazie dei Fior, Fiorello fa il suo ingresso sul palco dell'Ariston per il via del 71/o festival di Sanremo. Un po' trasformismo alla Achille Lauro, un po' Cirque du Soleil, il mattatore esordisce marchiando Amadeus con un bacio in fronte. Poi si rivolge alla platea vuota. «Devo parlare con voi poltrone. Su i braccioli, giù i braccioli - incita in stile villaggio turistico -. Voi non avete mai potuto vedere il festival, occupate da tanti culi. Carla Fracci invitava a non riempire le sedie solo con il culo, ma acnhe con il cervello. A noi basterebbero anche solo una ventina di culi. Una poltrona senza culo è come Zingaretti senza la D'Urso». E poi lancia lo slogan del festival: «più culi per tutti».
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