Francesco Saverio Marini*

L’intervento/ Roma Capitale, la necessità di cogliere l’occasione

di Francesco Saverio Marini*
4 Minuti di Lettura
Sabato 28 Maggio 2022, 00:12

Illustre Direttore, 
ho letto con grande interesse l’intervento apparso sul Suo quotidiano del collega e amico Alessandro Sterpa sui poteri di Roma Capitale. Ho avuto l’onore di presiedere la Commissione ministeriale istituita dal Ministro Gelmini proprio per fornire un contributo di studio e di idee su questo tema. A valle di tale lavoro, la prima Commissione della Camera ha compiuto un’opera meritoria e complessa di redigere un testo base di revisione costituzionale, approvato all’unanimità. Ed è un dato, quello dell’unanimità, da sottolineare con particolare enfasi e sotto molteplici profili: anzitutto, perché dimostra che ormai vi è piena consapevolezza in ambito politico della necessità di dotare Roma di poteri adeguati e analoghi a quelli delle principali capitali europee e, più in generale, di tutte le capitali degli Stati decentrati. In secondo luogo, perché il raggiungimento di una trasversale condivisione tra le forze politiche evidenzia che la crisi del Parlamento non è cosi profonda e ciò consente di avere fiducia anche in una più ampia prospettiva di riforme istituzionali. Infine, non si può non considerare che la legislatura ormai volge al termine e solo un testo consolidato e largamente condiviso, vista la complessità del procedimento di revisione costituzionale, può avere qualche chance di essere approvato tempestivamente e di non incrementare il numero già significativo dei tanti tentativi di riforme costituzionali falliti.
Sotto il profilo del contenuto, il testo approvato dalla Commissione è molto equilibrato e sufficientemente flessibile: da un lato, innova fortemente attribuendo poteri legislativi a Roma Capitale; dall’altro, non stravolge il circostante assetto territoriale. Si evita, infatti, di creare una nuova Regione (che pure era una soluzione percorribile) e di modificare le funzioni di area vasta, conservando la Città metropolitana, così da non dover ridefinire i confini delle province circostanti. Infine, si introducono degli elementi di flessibilità, consentendo allo Stato e alla Regione Lazio di trasferire, in un arco temporale abbastanza circoscritto, alcune materie. 
Ogni testo ovviamente è migliorabile e perfettibile: ad esempio, condivido con Sterpa che il tema delle risorse finanziarie è centrale e dovrebbe trovare emersione anche a livello costituzionale. Così come non si può ignorare che il livello costituzionale è assolutamente necessario, ma non sufficiente, nel senso che la riforma costituzionale richiede comunque una forma di attuazione legislativa e che solo con la legge ordinaria si possono introdurre misure più puntuali.
C’è un aspetto, tuttavia, delle considerazioni di Sterpa che suscita, a mio avviso, qualche preoccupazione: la variabile tempo. Il suggerimento, se ben inteso, è quello di limitarsi nel testo costituzionale ad un mero rinvio ad uno Statuto speciale, sul modello delle Regioni speciali e delle Province autonome. L’intenzione è meritoria: cioè quella di ponderare bene le riforme, ma non si può ignorare che la tecnica del rinvio è nella sostanza l’ammissione di un fallimento e l’incapacità di una sintesi. Anzi, spesso il rinvio si traduce in una presa in giro dell’elettorato e dei cittadini, in un mero “effetto annuncio”, nell’attesa di un’attuazione che potrebbe anche non arrivare mai. Per limitarci al testo costituzionale, gli esempi sono molteplici: basti pensare che esistono norme, come l’art. 39 sulla registrazione dei sindacati che, a distanza di quasi un secolo, non sono state ancora attuare; che le Regioni ordinarie previste nella Costituzione del 1947 sono state attuate solo negli anni ’70; che il regionalismo differenziato, previsto nel 2001 nel novellato art. 116 Cost., a distanza di 20 anni è ancora in attesa di attuazione, e gli esempi potrebbero continuare. 
Sembra, allora, più opportuno sfruttare le positive congiunture politiche e la sintesi che si è raggiunta in Parlamento, per approvare un testo, eventualmente migliorato o perfezionato, che introduca da subito il rafforzamento dei poteri della Capitale o, quantomeno, lasci a Roma la decisione sul se e sul come e sul quando attuare la riforma.

Di una mera riforma dilatoria il Paese e soprattutto Roma non ha veramente bisogno. 

* Giurista e già presidente della Commissione ministeriale 
sui poteri di Roma Capitale

© RIPRODUZIONE RISERVATA